Alcuni pensieri sparsi per una prima valutazione del Sinodo sull’Amazzonia e del suo corposo documento finale (sono 120 numeri pubblicati al momento nell’originale spagnolo) che tuttavia necessita di una lettura più approfondita.
· Nel discorso di chiusura di oggi pomeriggio papa Francesco ha citato Charles Peguy dal testo Nota congiunta sul signor Cartesio e sulla filosofia cartesiana: “Poiché non hanno il coraggio di essere del mondo, credono di essere di Dio. Poiché non hanno il coraggio di appartenere a uno dei partiti dell’uomo, s’illudono di appartenere al partito di Dio”. Al Sinodo sulla famiglia del 2014 chiuse con la frase sulle 5 tentazioni.
· Mons. David Martínez de Aguirre Guinea, domenicano e vicario apostolico di Puerto Maldonado (Perú), segretario speciale del Sinodo, durante la conferenza stampa di questa sera ha citato la frase di un indigeno: “L’estrazione dell’oro è più vicina al nostro popolo di quanto sia la Parola di Dio”. Siamo venuti a Roma – ha detto – per presentare la situazione dell’Amazzonia che è il grido di una terra asfissiata non solo ecologicamente ma anche spiritualmente. Che cosa riportiamo nelle nostre terre? Riportiamo un fatto: che non siamo soli e che l’Amazzonia è nel cuore della Chiesa e del mondo. Il mondo ha bisogno di sapere che cosa succede in Amazzonia: un attentato contro la vita dei più deboli. I popoli amazzonici possono lottare, sperare e sognare una vita per le proprie famiglie e per le comunità di fede in Gesù. I rappresentanti indigeni che chiedevano se la Chiesa era loro alleata portano a casa un “sì” deciso. Il Sinodo li ha incoraggiati ad andare avanti mostrando che la chiesa non è una struttura inflessibile dove i popoli indigeni non trovano spazio. La Chiesa vuole assumere i colori e il loro modo di essere Chiesa, il modo in cui vivono il Cristo risorto e incoraggia tutti a iniziare nuovi processi.
· Il card. Michael Czerny SI, sottosegretario della Sezione migranti e rifugiati del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale e segretario speciale, ha sintetizzato il documento finale, sempre nella stessa conferenza stampa ai giornalisti, come untesto che parla di 4 conversioni: pastorale, culturale, ecologica e sinodale. Perché conversione? Perché senza conversione non ci sono nuovi percorsi, nessun vero cambiamento.
Pastorale: perché la sete della Parola è realtà nel territorio dell’Amazzonia.
Culturale: perché è necessario accogliere e rispettare il modo col quale le persone sono nel mondo. Anche come forma di contrasto all’anonimato portato dalla globalizzazione.
Ecologica: è solo una questione di moda? No, è una crisi così profonda che se non cambiamo il mondo non sopravviverà. Lo sviluppo non può prescindere dal rispetto dell’ambiente.
Sinodale: è un modalità per procedere insieme e per coinvolgere le persone; un modo per tradurre la preghiera in azione; nel momento della crisi della partecipazione democratica l’approccio sinodale può costituire una soluzione importante. Cosa significa in concreto? Significa, ad esempio che l’ascolto ha la preminenza e che dopo l’ascolto viene il discernimento che spesso porta a cambiare idea o a considerare le cose da un diverso punto di vista. Solo all’interno di un approccio sinodale si può comprendere come la Tradizione, come ha detto il papa, non sia un oggetto da museo, ma una risorsa per il futuro.
· Da più voci è stato ribadito che i padri sinodali erano contenti anche per il profondo clima d’ascolto. E’ vero che, pur avendo tutti i paragrafi ottenuto i 2/3 di approvazione, quelli più controversi sono stati quelli che riguardavano la questione dei viri probati e del ruolo della donna. Ma già aver ammesso che sono necessari ripensamenti… è un grande esercizio di umiltà. Nessuno poteva immaginare che si potesse riaprire la questione del ruolo delle donne in maniera così netta e riprendere quindi – anche con l’inserimento di nuovi membri – i lavori della Commissione sul diaconato femminile, ormai a un punto morto.
· Abbiamo risposto all’invito sia del papa sia dei popoli indigeni – ha poi detto mons. Martínez de Aguirre – ad andare avanti e a essere creativi. Forse non siamo stati precisi nella definizione dei ruoli, specialmente per la donna che guida la comunità. Ma oggi per noi questo è un grande risultato. Si è parlato dell’Amazzonia, si è parlato della Chiesa universale.
Si potrebbe dire che dalla periferia del mondo anche ecclesiale è partito un processo da cui sarà difficile tornare indietro.

Maria Elisabetta Gandolfi
Giornalista