Mentre era di ritorno da Roma ormai 800 anni fa, san Francesco realizzò nella Valle Reatina una «grande opera di evangelizzazione». Il presepe «è penetrato nel cuore dei cristiani e permane fino ai nostri giorni come una genuina forma per riproporre la bellezza della nostra fede con semplicità». È il luogo stesso in cui è stata allestita per la prima volta la Natività a suscitare questi sentimenti: «Greccio diventa un rifugio per l’anima che si nasconde sulla roccia per lasciarsi avvolgere nel silenzio». Sono le parole che papa ha sintetizzato nella lettera apostolica Admirabile signum, firmata e consegnata nella grotta di Greccio, durante la sua visita al santuario francescano dell’1 dicembre 2019.
Una visita che ha «sconvolto» la vita dei reatini come quando all’improvviso in mezzo a «tanta nebbia e a giornate brevi, piovose e buio, arrivano sprazzi di luce, inaspettati». Tre sono i doni che ha portato in questa terra il pontefice. Li ha ricordati il vescovo Domenico Pompili nel suo discorso alla città alla vigilia della festa della patrona santa Barbara.
«Ci ha fatti sentire importanti – ha detto mons. Pompili -. Col suo inconfondibile stile papa Francesco si è avvicinato a tutti: a partire dai disabili ai bambini, dai frati ai preti, dalle autorità alla gente. Riallacciare i legami tra di noi, intensificare le relazioni, moltiplicare i contatti tra le diverse generazioni è una risorsa indispensabile per non lasciarsi svuotare dall’isolamento e dalla tristezza».
Poi Francesco, con il suo arrivo a Greccio, ha mostrato che «riallacciare i legami tra di noi, intensificare le relazioni, moltiplicare i contatti tra le diverse generazioni è una risorsa indispensabile per non lasciarsi svuotare dall’isolamento e dalla tristezza».
Il terzo dono è quello racchiuso nella lettera apostolica Admirabile signum. «La tradizione del presepe – ha detto mons. Pompili – non è riprodurre l’identico sempre uguale a se stesso, ma provare a ricreare l’autentico segno francescano con creatività».
Con la lettera e con la visita a Greccio papa Francesco ha invitato tutti a sostenere la tradizione e quindi a fare il presepe nella case, nelle piazze, negli uffici, nelle carceri, nelle scuole. Anche perché «suscita sempre stupore e meraviglia» là dove viene realizzato. E lascia spazio anche alla «fantasia creativa» di coloro che lo realizzano: «in questo nuovo mondo inaugurato da Gesù c’è spazio per tutto ciò che è umano e per ogni creatura. Dal pastore al fabbro, dal fornaio ai musicisti, dalle donne che portano le brocche d’acqua ai bambini che giocano…: tutto ciò rappresenta la santità quotidiana, la gioia di fare in modo straordinario le cose di tutti i giorni, quando Gesù condivide con noi la sua vita divina».
