«L’Europa dovrebbe fare un piccolo passo indietro e capire qual è l’oggetto politico del proprio accordo, vero e reale, per poter fare passi avanti. Se si rimane su un equilibrio che è puramente retorico, questo non può che ricondurci al passato e non al futuro». È l’auspicio che il direttore de Il Regno, Gianfranco Brunelli, a conclusione del suo intervento nel corso della trasmissione “Il papa ieri e oggi” in diretta su Radio Vaticana il 13 gennaio 2020.
Brunelli si è soffermato a commentare il discorso che papa Francesco ha tenuto nei giorni scorsi ai Membri del Corpo diplomatico accreditati alla Santa Sede. «Questi appuntamenti – ha spiegato – rappresentano un momento decisivo nell’attività diplomatica della Santa Sede e nel dialogo ufficiale con le nazioni e con i popoli. Quest’anno il papa ha utilizzato uno stile parzialmente nuovo rispetto al passato, ha legato il commento e le osservazioni agli avvenimenti internazionali ai viaggi che lui ha fatto a livello internazionale. È un’insistenza maggiore rispetto ai viaggi e ai discorsi al Corpo diplomatico fatti in precedenza. Questo gli ha consentito di puntualizzare, a partire dall’azione diplomatica della Santa Sede, i rapporti con gli altri Paesi e di sottolineare alcune crisi, sopra tutte quella scoppiata alla vigilia di questo discorso fra Iran e Stati Uniti».
E proprio sull’«atto di forza» degli USA, dimostrata con l’uccisione del generale delle Forze Quds iraniane, Qassem Soleimani, è tornato papa Francesco nel suo messaggio ai diplomatici, facendo appello «alla proporzionalità», affinché «non sfugga di mano questa situazione che certamente ha rappresentato un punto limite almeno in questi due passaggi: quello tragico dell’uccisione e poi delle reazioni che ci sono state». Quando il papa dice «evitino un innalzamento dello scontro e mantengano accesa la fiamma del dialogo e dell’autocontrollo», ha spiegato il direttore de Il Regno «dice esattamente questo: al di là di una violazione della legalità internazionale, il controllo di tutto questo può riportare indietro le lancette di un orologio altrimenti tragico».
La parte più ampia del discorso del pontefice è riservato al ruolo dell’Europa: «In momenti come questi, con le varie crisi aperte in diverse parti del mondo, ci si accorge dell’importanza dell’Europa a partire anche dalla sua assenza o comunque anche da un ruolo minore rispetto quello che sarebbe necessario. Puntare sull’Europa è certamente riconoscere a che punto è arrivata la crisi internazionale: con gli USA che ripiegano su se stessi e che rinunciano in qualche modo a un contributo o a un’egemonia a livello internazionale, l’Europa diventa sempre più un fattore fondamentale di equilibrio».
Ma l’Europa è anche un attore politico ed economico di primo piano. Così come lo sono da parte del papa anche le sottolineature sull’importanza degli organismi internazionali i quali sono oggi in crisi. «Gli organismi internazionali – ha concluso Brunelli – sono stati lo strumento che le potenze vincitrici uscite dalla Seconda Guerra Mondiale si sono date come luogo di oggettivazione degli interessi comuni e quindi come la camera di compensazioni per mantenere la pace perché non esplodessero o non travalicassero i conflitti sotto traccia. Questo è il dato. La crisi delle Nazioni Unite, ad esempio, è lo specchio del fatto che dal bipolarismo della guerra fredda a un iniziale unilateralismo americano e poi a un multipolarismo che non ha trovato un proprio equilibrio, una propria dottrina definitiva, la crisi di tutto questo non può non riflettere sui grandi organismi internazionali. Che a quel punto rimangono soprattutto delle burocrazie autoreferenziali anche piuttosto costose. Ma il centro di questo discorso è sull’Europa: c’è bisogno di Europa, l’Europa è un perno fondamentale. E questo è un appello ai singoli Paesi europei, perché oggi la crisi dell’Europa è la crisi dei suoi singoli Paesi membri componenti».
