Il card. Luis Antonio Tagle, arcivescovo di Manila fino a poche settimane fa, è ora diventato il «papa rosso», cioè il prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, che ha competenza sulle missioni e su alcune regioni dell’Europa sudorientale e dell’America, quasi tutta l’Africa, l’Estremo Oriente e l’Oceania, ad eccezione dell’Australia e di quasi tutte le Isole Filippine. Qualche giorno fa, nell’omelia del 29 marzo, commentando il racconto della risurrezione di Lazzaro (Gv 11,1-45), ha svolto una riflessione sulla malattia che sta affliggendo il mondo.

E ha proposto che nell’emergenza provocata dalla pandemia del COVID-19 i paesi (e le persone) ricchi aiutino quelli più poveri condonando i loro debiti. Il condono dei debiti nelle Scritture è legato agli anni giubilari.

Ecco il testo dell’omelia.

Miei cari fratelli e sorelle,

vogliamo ringraziare ancora una volta Dio per averci raccolto come una sola comunità, un solo popolo, un solo corpo di Cristo in questa domenica, dedicata alla memoria del trionfo di Cristo sul peccato e sulla morte. In questa quinta domenica di Quaresima tutte le letture, specialmente il Vangelo, indicano questo: Gesù trionferà sulla morte.

Ringraziamo le tante persone in tutto il mondo che si uniscono a noi attraverso il live streaming o web per adorare Dio e per rendere la memoria di Gesù una parte viva della nostra esistenza, specialmente in questi temi molto, molto difficili. Rivolgiamo un saluto speciale di comunione e solidarietà ai nostri fratelli e sorelle filippini sparsi in tutto il mondo.

 

Per la gloria di Dio

Permettetemi di riflettere su questa parte del Vangelo. «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio»: Gesù disse così quando gli riferirono che Lazzaro era malato. Qualcuno l’avrebbe criticato: se davvero aveva il potere di guarire le persone, come si diceva, e Lazzaro era suo amico!, come mai non aveva voluto arrivare prima? E anche Marta disse: «Se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto».

Ma questa era la convinzione di Gesù: questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio. Potremmo dire la stessa cosa ora? Potremmo dire con Gesù «questa pandemia da coronavirus non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio?», anche mentre vediamo il numero crescente di morti? Siamo solidali con quelli che sono nel lutto, ma Gesù ci invita alla fede. E questo è il primo punto che vorrei condividere con voi.

Nella prima lettura ascoltiamo la parola di Dio, che per bocca del profeta Ezechiele dice: «Ecco, io apro i vostri sepolcri, vi faccio uscire dalle vostre tombe, o popolo mio, e vi riconduco nella terra d’Israele». I morti non possono aprire i sepolcri, i morti non possono riportarsi in vita da soli; e l’esilio, che è una forma di morte, che è isolamento da Dio, dal tempio, dalla terra, dalla famiglia, perché gli esuli non possono ritornare; Dio aprirà le tombe, Dio ridarà loro lo spirito di vita, e Dio li guiderà nel ritorno a casa, come Gesù ha chiamato Lazzaro perché uscisse dalla tomba.

È Dio che darà la vita, è Dio che ci rimetterà in vita. Quello che è necessario è la fede. Marta credeva che ci fosse una risurrezione dai morti, ma Gesù le chiede: tu credi che io sono la risurrezione e la vita? Io darò la vita, io sono la vita, e voi troverete la vita se sarete legati a me. La morte divide, ma la fede unisce. Questa è la vita eterna, credere nella Parola che ci è stata inviata dal Padre.

E dopo la risurrezione di Lazzaro molte persone credettero, e trovarono la vita. Ma altri, che non credettero, cominciarono a tramare su come uccidere Gesù. Chi dà la vita? Dio. Chi dà la vita? Gesù. E come possiamo trovare la vita nel mezzo di visioni di morte, chi ci aprirà gli occhi per vedere visioni di vita? Quando ci sono così tanti spettacoli di morte, è Dio, è Gesù che ci apre gli occhi, ma abbiamo bisogno di fede.

 

Gli occhi della fede

C’è una cosa positiva di questo virus COVID-19 – e lo dico di nuovo con una profonda compassione per quanti stanno soffrendo –, ma con gli occhi della fede noi vediamo anche vita. Molti di noi pensano che se paghiamo i premi più alti per l’assicurazione saremo salvi. No! La vostra assicurazione non può assicurare la vita eterna. Nei modelli di auto più avanzati quando urtiamo qualcosa si gonfia l’air bag. Chi è il salvatore, l’air bag? No, l’air bag non salva, Gesù salva! Abbiamo molte telecamere di sicurezza, ma sono quelle che ci salvano? No, quelle ci fanno solo vedere chi ha rubato (dopo il furto). Dicono che ci sono tutti quei programmi per proteggere le nostre email e salvarci dagli hacker.

Chi salva? Gesù salva. Questo virus ci sta rendendo consapevoli che tutti i nostri successi e invenzioni, per quanto buoni possano essere in sé stessi, non garantiscono la vita. Le persone si stanno allora rivolgendo alla fede, a Dio. E ai giovani chiedo: non vergognatevi di Gesù, non vergognatevi della fede, perché vedrete la vita e vivrete la vita, attraverso Gesù e attraverso la fede.

Ho visto l’intervista a un medico in Italia, alla quale è stato chiesto quale fosse la sua esperienza, e lei diceva che le si spezzava il cuore nel vedere pazienti che facevano fatica a tirare ogni respiro, e parenti impossibilitati a stare loro vicino. E diceva: «Come medico mi si spezza il cuore, perché anch’io sono umana, e so quali sono le mie possibilità di salvare una vita sono limitate. Ma poi – ha detto – ci prendiamo cura degli altri medici, delle madri che vengono a partorire. Quando sento il primo pianto di un bambino, so che Dio è con noi».

C’è vita, c’è un futuro: questa non è un’affermazione medica, è un’affermazione di fede. Lei vede la vita.

Questa malattia dovrebbe essere per la gloria di Dio, ma noi dovremmo cooperare con il Dio della vita attraverso la nostra fede.

 

Le tombe in cui siamo sepolti

E l’ultimo punto che vorrei trattare è questo. Gesù si recò dalla famiglia di Lazzaro per esprimere solidarietà ed empatia, ma oltre a questo Gesù si recò alla tomba di Lazzaro. Si recò nel luogo dei morti. Questo andare alla tomba di Lazzaro è una prefigurazione del suo stesso ingresso nel luogo della morte: nel Credo diciamo anzi che Gesù discese negli inferi, il luogo dei morti, per ristabilire la vita, la comunione con Dio.

Il luogo dell’isolamento diventa luogo di comunione. Gesù piange per l’amore che ha per Lazzaro, Gesù ha amato e ha pianto per qualcuno che amava. Marta era imbarazzata, non voleva che Gesù rimuovesse la pietra e che ci fosse un contatto tra il morto e i vivi. E il motivo era il cattivo odore. Erano già passati quattro giorni, e per alcuni ebrei l’anima rimaneva insieme al corpo per tre giorni; perciò il quarto giorno il defunto era completamente morto, e faceva cattivo odore per questo.

Ma Gesù riesce a sopportare il nostro cattivo odore, va alla tomba e richiama Lazzaro in vita. Cari fratelli e sorelle, quali sono le vostre tombe? Quali sono oggi le tombe della società, dove siamo sepolti, dove siamo senza vita? Dov’è che mandiamo cattivo odore?

Ci sono molte persone che stanno perdendo il lavoro, specialmente chi ha lavori saltuari. E questa povertà e mancanza di risorse potrebbe diventare ora una tomba per molti poveri. Quelli che ne hanno la possibilità potrebbero andare a queste tombe e liberare i poveri che hanno debiti con loro? Liberarli dai loro prestiti, liberarli dai loro debiti.

 

Qual è la vera sicurezza?

Facciamo appello ai paesi ricchi: in questo momento potete rimettere i debiti dei paesi poveri, perché possano usare le loro scarse risorse per sostenere le loro comunità, invece che pagare gli interessi che voi imponete ai paesi poveri? Potrebbe la crisi del coronavirus portare a un giubileo, alla remissione del debito, perché quanti si trovano nelle tombe dell’indebitamento possano trovare vita? Slegateli, liberateli.

Un’altra tomba: molti paesi spendono tanto in armamenti, in armi, per la sicurezza nazionale. Possiamo fermare le guerre? Possiamo smettere di produrre armi? Possiamo uscire da queste tombe e spendere questo denaro per una vera sicurezza?

Ora ci rendiamo conto che non abbiamo abbastanza maschere, mentre ci sono pallottole in abbondanza. Non abbiamo abbastanza ventilatori, ma abbiamo milioni di pesos, dollari, euro spesi in un solo aeroplano per attaccare. Possiamo avere un cessate il fuoco permanente, e nel nome dei poveri, liberare risorse per la vera sicurezza, l’educazione, l’abitazione, l’alimentazione?

Quanti di noi stanno vivendo da più di quattro giorni nelle tombe della rabbia, della gelosia, della mancanza di perdono, per favore escano! E comincino a parlare, a sciogliere la loro bocca, non per le chiacchiere ma per una parola d’amore, una parola di perdono. Il tempo è breve, non sappiamo quanto durerà la vita. Allora uscite dalle tombe, incontrate i vostri amici, incontrate gente ed esprimete parole di perdono, di comprensione. Slegate i vostri cuori, fateli battere di nuovo. Che i cuori di pietra diventino cuori di carne, che vivano.

E come Gesù, piangete per amore. E se insieme a lui visitiamo le nostre tombe e le tombe di altri, portando vita grazie alla fede, speriamo che le sue lacrime diventino lacrime di gioia. E Lazzaro tornerà a cantare. È vero. Questa malattia è per la gloria di Dio. Per oggi, condividete le vostre tombe con la vostra famiglia e i vostri cari, e vedete come Gesù vi fa uscire dalla tomba, portandoci alla vita.

 

10 aprile 2020

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