Adesso che si riparte, pur con le necessarie cautele, è utile un bilancio sulle ragioni della diffusa popolarità del governo Conte. Dal febbraio scorso la crescita del gradimento del governo è stata a due cifre, secondo molti istituti demoscopici.
Un fenomeno analogo si è verificato in altri paesi. In Germania per esempio, l’approvazione del governo Merkel è salita dal 24 febbraio agli inizi di maggio di 18 punti percentuali. Persino il gradimento di un leader non particolarmente amato come Macron è salito di dodici punti passando da 25% di consensi del 24 febbraio al 37% di quasi due mesi dopo. Anche fuori Europa il consenso ai governi è salito, senza troppe distinzioni se il governo si era comportato bene o male dal punto di vista democratico. Per esempio l’approvazione del premier indiano Modi, nonostante la discussa legge sulla cittadinanza che rischia di mettere a rischio i diritti di cittadinanza degli indiani di religione islamica, è salita nello stesso periodo di nove punti (dal 71% all’80%). Solo leader come Trump e Bolsonaro, tanto divisivi quanto caotici nell’azione di governo, non sono riusciti ad intercettare il consenso dei moltissimi che hanno pensato la cosa ovvia. Di fronte al rischio di contagio è bene ascoltare i consigli di buon senso e autodisciplinarsi (Tutti dati recuperabili qui. Le percentuali possono ovviamente variare a seconda di come il gradimento viene misurato. Ma il fatto che il lockdown abbia incontrato il favore dei più è fuori discussione).
Uniti di fronte alla minaccia
Molti commentatori hanno interpretato la crescita del consenso alle autorità di governo come un altro caso di «rallying round the flag» (il radunarsi attorno alla bandiera). La metafora è stata usata per la prima volta da uno scienziato politico americano, J. Muller, nei primi anni 70 per indicare l’aumento impetuoso dell’indice di gradimento che i presidenti statunitensi ottenevano in presenza di una crisi internazionale durante la Guerra Fredda. Ma la crescita di popolarità al governo al quale abbiamo assistito non è forse proprio la stessa cosa. In fondo durante la Guerra Fredda la gestione di una crisi internazionale implicava inevitabilmente la disponibilità da parte di tutti ad agire sino alla eventualità di dover combattere. Durante l’emergenza epidemica il governo ha chiesto, beneficiandone, la disponibilità a restare a casa, mobilitando quindi motivazioni utili per contrastare il contagio, ma non del tutto innocenti dal punto di vista di una cultura civica orientata alla partecipazione o almeno alla difesa della libertà personale. Un tema questo dell’ambivalenza delle motivazioni ad accettare un restringimento delle libertà personali che meriterebbe un approfondimento a parte.
Comunque Muller definiva il rallying round the flag un evento temporaneo e focalizzato sulla necessità di reagire compatti di fronte ad una minaccia internazionale. Una reazione dell’opinione pubblica che tuttavia non stravolge le normali divisioni politiche di una democrazia. Si limita invece a determinare una maggiore ampiezza del normale ciclo di popolarità di cui possono godere i governi in carica. Un ciclo che si sviluppa sempre sulla base di due tipi di fattori: il sostegno di chi ritiene che il governo in carica sia il suo governo o quello più vicino alle sue idee e una valutazione positiva delle prestazioni del governo da una fascia di elettori più ampia di quella che ha votato, direttamente o indirettamente, per il governo in carica. L’operato di questi due fattori anche nell’emergenza Covid-19 viene in parte confermato da una recente ricerca condotta da un gruppo di ricercatori di varie università inglesi e canadesi in 13 paesi dal 2 marzo al 4 aprile scorso, nel periodo cioè nel quale molti governi hanno messo in atto misure più o meno severe di chiusura (sul tema è di prossima pubblicazione sull’European Journal of Political research il testo di Daniel Bol e altri “The effect of COVID-19 lockdowns on political support: Some good news for democracy?”, del Quantitative Political Economy Research Group, Department of Political Economy King’s College London).
Lo studio mostra che in ogni paese coloro che sono stati intervistati dopo la decisione da parte del governo di chiudere hanno espresso un consenso al partito del Primo Ministro o Presidente del Consiglio, misurato sulle base delle intenzioni di voto, sensibilmente maggiore di quelli intervistati prima della decisione di chiudere. Il lockdown inoltre non ha avuto effetto alcuno sugli orientamenti ideologici, misurati dalla auto-collocazione sull’asse sinistra e destra. Lo studio mostra anche che il consenso al partito del Primo ministro/presidente del consiglio non cresce dal giorno di chiusura in poi. Gli autori interpretano questo dato come la prova che non ci sia stato un fenomeno di rally round the flag, senza però giustificare una definizione del fenomeno così esigente.
Credere alle promesse
Sembrerebbe dunque che pure in una evenienza così eccezionale come il Covid-19 i cittadini tendano ad esprimere valutazioni ragionevoli. Gli orientamenti politici non scompaiono e il governo viene valutato sulla base di quello che è riuscito a fare durante l’emergenza. Forse questi due meccanismi stanno anche all’origine del (piccolo) balzo in su dei consensi ai 5 Stelle, registrato nell’ultimo periodo da diversi istituti demoscopici e causato dal fatto questo partito viene percepito come il partito più vicino al professor Conte. Non altrettanto si è verificato però per il Pd, sebbene la sua azione venga spesso descritto dai media come il vero motore del governo.
Accertato che siamo in presenza di un ciclo di popolarità dei governi in carica, eccezionale per la sua ampiezza ma non per i meccanismi che lo determinano, vale la pena chiedersi quali sono stati gli effetti sulla popolarità del governo Conte delle valutazioni sulla situazione economica. Di solito in un ciclo di popolarità di ampiezza normale, i governi in carica vengono valutati soprattutto sulla base delle loro prestazioni economiche passate e in parte sulle promesse che fanno. È accaduto anche nel caso dell’emergenza sanitaria? Gli italiani hanno creduto alle ripetute rassicurazioni da parte del governo e di chi lo sostiene che nessun sarebbe stato lasciato indietro a causa del blocco delle attività produttive? Hanno ritenuto fondate le promesse contenute nei provvedimenti volti a garantire liquidità alle famiglie e alle imprese? Chi è stato convinto di più dal governo? Chi ha visto peggiorare le proprie condizioni economiche o ne teme un aggravamento nei prossimi mesi oppure gli altri per i quali nulla è cambiato o che al limite hanno visto addirittura migliorare la propria situazione economica?
L’indagine condotta dal Laboratorio SPSTrend del Dipartimento di Scienze Sociali e Politiche dell’Università di Milano consente di formulare alcune risposte a questi interrogativi. Riesce a farlo grazie al fatto che i dati raccolti sono in grado di monitorare l’evoluzione giornaliera delle opinioni degli italiani dal 6 aprile al 18 maggio scorso. L’indagine su basa su una serie di interviste giornaliere a campioni diversi di italiani. Dal 6 aprile al 18 maggio sono stati intervistati oltre seimila italiani. Le informazioni su questa indagine e il secondo rapporto sono reperibili qui).
Gli orientamenti degli italiani
Questa figura descrive la probabilità di approvare il Governo Conte in quattro gruppi di italiani a seconda del loro orientamento ideologico (orientato a sinistra o a destra) e della valutazione espressa sulla propria situazione economica dall’inizio dell’epidemia (non è cambiata e cambiata molto in peggio). Vedi nota in fondo alla pagina.
La probabilità di approvare l’operato del governo Conte è decisamente maggiore tra chi si colloca in una posizione che va da sinistra al centro rispetto a chi si colloca in una posizione dal centro a destra, come si vede dalle due linee (verde scuro) che indicano chi è orientato a sinistra. Dal 6 aprile al 18 maggio l’approvazione del governo Conte da parte di costoro varia tra oltre lo 0,7 a poco più dello 0,6. Al contrario oscilla tra livelli inferiori di due punti tra chi guarda a destra (linee blu). Sotto questo profilo, i dati ci confortano che anche un evento assolutamente eccezionale come il Covid-19 non ha stravolto le coordinate di base di una politica normale. L’ideologia fa ancora la differenza nel giudicare il governo, dal momento che gli italiani lo valutano a seconda dei loro orientamenti.
La figura mostra però anche un altro dato spesso dimenticato nelle bolle mediatiche. Si noti che, sia a sinistra che a destra l’approvazione del Governo Conte scende sensibilmente tra coloro che giudicano la propria situazione economica molto peggiorata dall’inizio dell’epidemia. Il quadro non cambia se compariamo le variazioni del consenso al governo tra chi teme nei prossimi mesi un peggioramento della propria situazione e chi pensa che nulla cambierà. Abbiamo poi comparato chi definisce la propria situazione molto peggiorata e chi teme che peggiorerà molto in futuro e la minoranza per quale la propria situazione è addirittura migliorata o prevede migliorerà. Il risultato è molto chiaro. Coloro i quali dicono che in questi mesi la propria situazione è migliorata o prevede che migliorerà esprimono una crescente approvazione al governo Conte, tanto a sinistra che a destra. In sostanza il governo Conte ottiene maggiore approvazione tra chi si colloca da sinistra al centro rispetto agli altri di diverso orientamento ideologico. Ma al tempo stesso viene approvato, tanto a sinistra che a destra, in misura crescente nel tempo da coloro che non si sentono minacciati dalla crisi economica. Forse perché si ritengono protetti dai suoi rigori.
In breve, nonostante i ripetuti tentativi da parte del presidente del Consiglio e dei leader dei partiti che ne sostengono il governo di rassicurare che nessuno rimarrà indietro, i dati suggeriscono una cosa diversa. Chi è rimasto indietro o teme di rimanerci durante l’emergenza peggiora il giudizio sull’operato del governo a prescindere dalle idee politiche. Come in fondo accade sempre in una democrazia nella quale gli elettori non sono per lo più del tutto informati, ma reagiscono in modo ragionevole a quello che accade attorno a loro. Si chiama accountability, per dirla in inglese. Poi certo l’ideologia consente aperture di credito. Ma sino a quando?
NOTA
La probabilità di approvazione è stata stimata con una regressione in cui la variabile dipendente era l’approvazione del governo Conte e le indipendenti il giorno dell’intervista, la collocazione sull’asse sinistra e destra, dicotomizzata in due segmenti, la valutazione di quanto il rischio del contagio è maggiore nella propria zona di residenza rispetto al resto del paese, la valutazione di quanto è cambiata la propria situazione economica e di quanto potrebbe cambiare nei prossimi mesi, l’adesione alle misure restrittive di azione imposte dal governo, l’atteggiamento favorevole al restringimento degli spazi di libertà personale e di privacy a causa del contagio, e la macro area di residenza. La probabilità di approvare l’operato del governo Conte dei quattro gruppi è stata stimata tenendo costanti tutte le altre variabili. La figura mostra invece come variano nel tempo le probabilità dei quattro gruppi.

Paolo Segatti
Sociologo