Di nani e di giganti ha parlato Bernardo di Chartres, filosofo e grammatico del XII secolo: «Siamo come nani assisi sulle spalle di giganti, cosicché possiamo vedere più cose e più lontano di loro, non per l’acutezza della nostra vista o per l’altezza del nostro corpo, ma poiché siamo sollevati più in alto dalla loro statura». Il fortunato aforisma, riferitoci da Giovanni di Salisbury, evoca la questione del debito dei moderni verso gli antichi, il riconoscimento della grandezza di coloro che ci hanno preceduti, il rapporto tra i maestri e i discepoli, e tra le generazioni.
Non sempre chi ci ha preceduto è stato un gigante. E certamente l’ultima generazione non è composta solo da nani. Il tema è dunque quello della lezione da apprendere da testimoni del nostro recente passato. Di quale possa essere l’elaborazione critica ulteriore e di come noi possiamo interpretarla per il presente.
In questo spirito la rivista Il Regno Attualità presenta una nuova rubrica intitolata «Sulle spalle di giganti. Storie cristiane del nostro tempo». I ritratti che propone sono tutti relativi a figure di cristiani del postconcilio, di profilo almeno nazionale, scomparsi da qualche tempo.
Il riferimento conciliare è un tratto caratterizzante. Si tratta di una scelta incompleta. Altre figure potrebbero essere chiamate in causa. L’intento, pur nella sua parzialità, è quello di fornire una memoria viva della Chiesa italiana, significativa nel passaggio afono di questo tempo.
La prima “puntata” della rubrica – curata dal prof. Marco Vergottini – è dedicata a Giuseppe Lazzati, rettore dell’Università Cattolica.
«Due erano le “stelle polari” assunte da Lazzati come riferimento – come scrive Luciano Caimi –: la Costituzione e il Concilio. La Costituzione, innanzitutto, fondamento della “casa comune” della nostra convivenza, che abbisognava di appropriati interventi legislativi e di coerente azione politica, per far progredire un modello di democrazia “sostanziale”, non meramente “formale”. Da qui alcuni sferzanti interventi fra anni Settanta e Ottanta nei confronti della classe politica, compresa quella d’ispirazione cattolica, reputata, in molti suoi esponenti, troppo inferiore rispetto all’altezza dell’impresa».
Lazzati – prosegue Caimi – «ci ha testimoniato che, secondo i carismi propri di ciascuno, il servizio alla crescita della “città dell’uomo” – detto in altri termini, all’umanizzazione del mondo – rappresenta il vertice di un’autocoscienza laicale, cristianamente istituita».
