La copertina del primo numero dell’anno di Regno Documenti è dedicata al vaccino anti-COVID, che reca con sé la speranza di innescare il superamento della pandemia. L’ultimo documento del fascicolo è dedicato alle questioni morali collegate all’impiego di questo vaccino.
In 6 brevi punti la Congregazione per la dottrina della fede mette a tacere l’area no vax cattolica, che sta cavalcando la questione della derivazione di alcuni vaccini da «linee cellulari provenienti da tessuti ottenuti da due feti abortiti non spontaneamente». La Nota sulla moralità dell’uso di alcuni vaccini anti-COVID-19, pubblicata il 21 dicembre scorso, sviluppa tre punti.
Sul primo, relativo alla «cooperazione al male» di chi sviluppa il vaccino o di chi lo riceve, basandosi su documenti del 2005, del 2008 e del 2017, la Congregazione afferma che è «remota» e il «dovere morale di evitare tale cooperazione materiale passiva non è vincolante se vi è un grave pericolo, come la diffusione, altrimenti incontenibile, di un agente patogeno grave». Evidentemente ciò non legittima neppure indirettamente la «pratica dell’aborto».
Un secondo punto chiarisce che quanti «per motivi di coscienza rifiutano i vaccini» devono rispondere anche al dovere morale di non «divenire veicolo di trasmissione dell’agente infettivo» soprattutto per coloro che non possono vaccinarsi «e che sono le persone più vulnerabili».
Il terzo è un invito, rivolto alle case farmaceutiche, da un lato a sviluppare vaccini eticamente accettabili da tutti e dall’altro a renderli «accessibili anche ai paesi più poveri e in modo non oneroso per loro. La mancanza di accesso ai vaccini, altrimenti, diverrebbe un altro motivo di discriminazione e di ingiustizia». Sul tema abbiamo recentemente ospitato gli interventi di alcuni moralisti dell’Associazione teologica italiana per lo studio della morale: uno a firma di G. Del Missier – R. Massaro dal titolo “No vax, no party” e uno di S. Morandini sui nodi ancora da sciogliere in merito alla vaccinazione.
La cultura della cura
Ma la pesantissima crisi sanitaria che ha colpito tutto il mondo è in primo piano anche in un altro testo selezionato per questo numero, cioè il messaggio di papa Francesco per la Giornata della pace.
S’intitola «La cultura della cura come percorso di pace» e prende le mosse dalla «grande crisi sanitaria del COVID-19, trasformatasi in un fenomeno multisettoriale e globale, aggravando crisi tra loro fortemente interrelate, come quelle climatica, alimentare, economica e migratoria» per rimarcare «l’importanza di prenderci cura gli uni degli altri e del creato, per costruire una società fondata su rapporti di fratellanza».
I principi della dottrina sociale della Chiesa sono proposti come «bussola» per imprimere una «rotta veramente umana» a una globalizzazione percepita come fuori controllo e produttrice di disuguaglianze e conflitti. E la diffusione di una cultura della cura come correttivo «sarà possibile soltanto con un forte e diffuso protagonismo delle donne, nella famiglia e in ogni ambito sociale, politico e istituzionale».
La reciprocità tra fede e sacramenti
Il numero 1 di Regno Documenti ospita anche il corposo studio della Commissione teologica internazionale sul rapporto intrinseco ed essenziale tra fede e sacramenti. La difficoltà metodologica e l’ampiezza delle tematiche hanno richiesto un grande lavoro e 11 bozze prima di arrivare alla redazione finale. Organizzato in cinque capitoli, il testo prende in esame il tema, oggi in crisi nella pratica pastorale, di reciprocità tra fede e sacramenti, soffermandosi in particolare sulle ripercussioni sul matrimonio sacramentale.
Il cuore del trattato, il secondo capitolo, rende conto della reciprocità tra fede e sacramenti, sulla cui base poi nel capitolo terzo si prendono in esame i tre sacramenti dell’iniziazione cristiana, e nel quarto il matrimonio. Lo specifico tema matrimoniale, più volte sollevato non solo da Benedetto XVI e da Francesco, ma anche da diversi Sinodi, necessitava di una chiarificazione, soprattutto in merito al parallelismo tra matrimonio sacramentale e naturale.
“La crisi è per il bene” è il titolo che sintetizza il Discorso di papa Francesco alla curia romana per la presentazione degli auguri natalizi, di cui abbiamo già fatto un’analisi qui.
