Mentre continua l’eco dell'”invito” del papa alla Chiesa italiana a mettere in cantiere un sinodo nazionale, altrove si è entrati in fasi più operative, come in America latina, dove si celebrerà a novembre la I Assemblea ecclesiale (clero e laici), e in Australia, dove in ottobre prenderà l’avvio il Concilio plenario del continente il cui comitato preparatorio ha reso noto in questi giorni l’Instrumentum laboris.
Per quanto riguarda l’Italia, è tra gli altri intervenuto il card. Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze che in un’intervista a Toscana oggi ha affermato: “Non ci è chiesto quindi di fare un’assemblea in cui confrontarci e decidere qualcosa sulla vita della Chiesa, ma di metterci in movimento, aprire un processo, che deve avere il carattere della sinodalità – e quindi dell’ascolto reciproco ma a partire dall’ascolto dello Spirito – e che deve coinvolgere tutti i livelli ecclesiali”, così come per altro – prosegue il porporato – la diocesi sta già facendo, essendosi avviata “da quattro anni in un cammino sinodale che ha a tema proprio il discorso del papa e la Evangelii gaudium“. La sottolineatura è ancora una volta sullo stile più che sulla forma.
Ha poi preso la parola lo storico Fulvio De Giorgi che, dando invece per scontata la forma di una convocazione di un’assemblea ecclesiale da celebrarsi a livello locale e nazionale, ne ha delineato i requisiti (ascolto e consultazione ampi per arrivare a un documento di lavoro condiviso) e di alcuni contenuti essenziali: da un lato la “forma aggiornata – cioè comprensibile – dell’annuncio evangelico di liberazione, nella società contemporanea e ai suoi ‘piccoli’, parlando i linguaggi degli uomini e delle donne di oggi”; dall’altro “la credibilità dell’annunciatore”, proponendo ruolo estensivi della ministerialità laicale e nuziale.
Certo, rimane – conclude De Giorgi – la questione di come si decide nella Chiesa, che, ricorda il teologo Joseph Komonchak sulle pagine del Regno, fa ricorso a un metodo che contempla l’affrontare senza timori la questione della diversità e del disaccordo nella Chiesa, così come avvenne anche al Vaticano II.
A più riprese è un tema toccato anche dallo stesso papa Francesco, il quale attinge alla sua formazione gesuita quando parla del discernimento necessario in un processo decisionale, che faccia emergere un “traboccamento” spirituale, dove i pareri opposti si compongono senza necessariamente annullarsi, in una sintesi superiore (Francesco, Ritorniamo a sognare, Piemme, Milano 2020, 92ss). E non sempre ciò avviene: come ha spesso osservato, questo è stato a suo avviso il caso del Sinodo panamazzonico.
Un’annotazione: merita la lettura un breve testo apparso su L’Osservatore romano del 20 febbraio a firma di Giorgia Salatiello. La docente di filosofia alla Gregoriana pone una questione non secondaria: se “La sinodalità, come comunione e cammino del popolo di Dio, vive e si alimenta delle diversità”, a maggior ragione deve essere tematizzata la “prima e la più originaria, ovvero la differenza tra le donne e gli uomini, che tocca la stessa struttura costitutiva dell’essere umano”. Si pone quindi la questione dell'”inclusione sia delle donne sia degli uomini nel percorso sinodale che, evidentemente, non sarebbe più tale se escludesse le battezzate alle quali compete la medesima dignità che compete ai battezzati”. Le conseguenze di questa – solo apparentemente – ovvia sottolineatura sono molteplici e forse note.
Sul fronte estero, dall’America Latina non è ancora stato reso noto un testo preparatorio, ma un sussidio per la riflessione e la preghiera comunitaria. Per quanto riguarda invece l’Australia, l’Instrumentum laboris appena pubblicato viene dopo una consultazione nazionale che ha coinvolto 222.000 persone (17.457 i testi complessivi inviati alla segreteria), dopo la pubblicazione del Rapporto del Gruppo di progetto per la revisione della governance, Una luce dalla croce del Sud, nell’agosto 2020.
L’Instrumentum, che sintetizza un lavoro iniziato nel 2016 e fortemente segnato dalle audizioni della Commissione reale avvenute a partire dal 2017 sulle violenze sessuali e gli abusi sui minori, punta a un rinnovamento a tutto campo della Chiesa australiana, non solo delle sue strutture. Si parla di come vivere il discernimento nella vita della Chiesa a fronte della pluralità degli stili di vita; di esercizio dell’autorità a partire dalla presa d’atto di alcuni gravi fallimenti; di come vivere la sinodalità; di rinnovamento del ministero ordinato; della corresponsabilità nella Chiesa; di vita parrocchiale; di rinnovamento liturgico; di giovani e famiglie; di ruolo nella società australiana…
In tempo di pandemia spesso si ripete che niente sarà com’era prima. Se nella Chiesa si vorrà dare una direzione a questo “sarà” le piste sono tutte più che aperte.

Maria Elisabetta Gandolfi
Caporedattrice Attualità de “Il Regno”