Lo sanno tutti, tranne quelli che sono interessati a non saperlo. I canali diplomatici esistono perché ci si possa parlare riservatamente tra Stati su quel che si ritiene necessario e utile. Riservatamente significa non pubblicamente. È un modo necessario e previo a decisioni che poi diventano pubbliche: non antidemocratico se attivato entro i canali istituzionali preposti. Così si riducono i conflitti, le contrapposizioni, gli scontri e si trovano linguaggi e ipotesi di mediazione necessari a evitare che la politica torni a essere conflitto permanente. Quel che essa cerca di risolvere. Quando le cose emergono pubblicamente è perché o si è giunti a una tale contrapposizione per cui solo la trasparenza diventa una risorsa per pilotare il conflitto o per farlo esplodere definitivamente o perché (ed è il nostro caso) qualcuno maldestramente pensa di conseguire un qualche obiettivo o interesse nell’innescare uno scontro. In questo caso tra Italia e Santa Sede (e Chiesa italiana), stante l’accordo di Revisione concordataria del 1984.
Che il Vaticano abbia mandato al governo italiano, tramite le vie diplomatiche (nunziatura e ambasciata), una nota sul DDL Zan non è un caso eccezionale, tantomeno è la prima volta. C’è da stupirsi semmai che nel caso specifico lo abbia fatto solo ora (si dice il 17 giugno). E c’è da essere rammaricati che la cosa sia emersa (probabilmente da parte italiana) allo scopo di innescare lo scontro e non modificare il DDL, là dove i vescovi avevano chiesto qualche modifica e non la riscrittura del disegno di legge. O qualcuno nel PD, partito sempre più in crisi politica, pensa di trovare la propria identità facendo di questa materia una battaglia ideologica, invece di disinnescarla conseguendo un obiettivo equilibrato; o qualcun altro ha immaginato di utilizzare la partita di uno scontro con la Chiesa per mettere ulteriormente in difficoltà il PD. Lo scontro salirà. Si dichiarerà tutto e il contrario di tutto. Fino a proporre l’abolizione del Concordato. Una cosa è certa: ci faremo male un po’ tutti, soprattutto il PD.
Sull’argomento rimandiamo i nostri lettori all’articolo “DDL Zan: a suon di legge confusa” a firma del giurista Emanuele Rossi.

Gianfranco Brunelli
Direttore de “Il Regno”