«Non mi è mai passato per la testa di dimettermi» dice Francesco in un’intervista alla spagnola Radio Cope. Nel colloquio Bergoglio si augura che il cardinale Becciu sia «innocente» e qualifica come difficile ma da «portare avanti» il dialogo con la Cina. Sull’Afghanistan definisce «lecito» il ritiro degli occidentali ma si chiede se “tutte le eventualità” dell’operazione siano state considerate e si dice d’accordo con chi ritiene “irresponsabile” proporsi di “costruire la democrazia in altri paesi, ignorando le tradizioni del popolo”. È l’attacco di un mio articolo pubblicato oggi dal Corsera, che qui riporto facendolo seguire da una raccolta di brevi passaggi della lunga intervista.
Brezza di Conclave. Mio articolo 1. Sulle dimissioni erano nate voci nei media provocate dalla congiunzione dell’intervento all’intestino dello scorso luglio e dell’85° compleanno che arriverà in dicembre, ma Francesco è tranciante: «Non so da dove abbiano preso l’idea che mi sarei dimesso». Aggiunge con ironia: «Ogni volta che un papa è malato si leva una brezza o un uragano di conclave».
Più volte, negli otto anni da papa, Bergoglio ha detto che se domani dovesse trovarsi nelle «condizioni» di forze calanti nelle quali si era trovato Benedetto, farebbe «lo stesso». Ma ha sempre parlato con ottimismo della propria salute e della capacità di lavoro che a essa è legata.
E qui vengono le considerazioni che nell’intervista dedica all’argomento, in risposta alla domanda «come sta». «Sono ancora vivo» scherza e racconta che a «salvargli la vita» è stato un infermiere del servizio sanitario della Santa Sede, «con oltre 30 anni di esperienza», che ha insistito perché si operasse: «Mi ha detto: “Deve fare un’operazione”». E questo, nonostante il parere contrario di «alcuni» che suggerivano una cura «con gli antibiotici».
Becciu: tocca al Tribunale decidere. Mio articolo 2. Ora – aggiunge – «ho 33 centimetri di intestino in meno», nei quali si era avviato un processo di necrosi, ma «posso mangiare tutto» e «condurre una vita normale», mantenendo l’agenda che prevede – tra l’altro – un viaggio in Slovacchia e Ungheria il 12-15 di questo mese e un altro in novembre a Glasgow, per la Conferenza sui cambiamenti climatici (COP26): «Il programma è che io vada. Tutto dipende da come mi sento in quel momento».
Parole schiette Francesco dice anche sul caso Becciu, coinvolto in un processo partito il 27 luglio su presunti illeciti nella gestione delle finanze vaticane. Dapprima il papa rivendica la positività del fatto che il processo si sia avviato: «Sono stati fatti progressi nel consolidamento della giustizia nello Stato Vaticano» e ciò ha permesso ai magistrati «di essere più indipendenti». Ricorda che l’indagine è iniziata da denunce di persone che lavorano in Vaticano e riafferma di «non aver paura della trasparenza né della verità: a volte fa molto male, ma la verità è ciò che ci rende liberi».
Poi parla di Angelo Becciu, al quale – in attesa della sentenza del tribunale – ha revocato le prerogative del cardinalato: «Voglio con tutto il cuore che sia innocente. È stato un mio collaboratore e mi ha aiutato molto. È una persona di cui ho una certa stima, quindi il mio augurio è che ne esca bene. Ma è una forma affettiva della presunzione d’innocenza: tocca al tribunale decidere».
Motti sparsi. Laici a capo di dicasteri: «Credo che il Dicastero per la Comunicazione prometta molto, è il dicastero che ha più budget nella curia in questo momento, che ha a capo un laico – spero che presto ce ne siano altri diretti da un laico o una laica – e che sta decollando con nuove riforme».
Riforma della curia: «Non ci saranno grandi novità rispetto quanto si sta vedendo finora. Forse qualche dettaglio, qualche cambiamento riguardo a dicasteri che si uniscono, due o tre dicasteri in più, ma è già stato tutto annunciato: per esempio, Educazione si unirà a Cultura. Propaganda fide si unirà al dicastero della Nuova Evangelizzazione».
Pornografia pedofila. «A volte mi chiedo come certi governi permettano la produzione di pornografia pedofila. Per me questa è una delle cose più mostruose che abbia mai visto».
Personalmente. Vorrebbe essere ricordato «come un peccatore che prova a fare il bene», non come il «Papa superman» che taluni descrivono. Confessa che ciò che più gli manca dei tempi di Buenos Aires è di «camminare da una parrocchia all’altra» o le dense giornate di nebbia dell’autunno argentino. «Mi piacerebbe camminare per strada, ma devo trattenermi, perché non potrei fare dieci metri».

Luigi Accattoli
Vaticanista