Ludmila Javorova, sacerdote nella chiesa del silenzio

Il 31 gennaio ha compiuto 90 anni Ludmila Javorova, la prima donna prete ordinata nel 1970 dal vescovo segretamente consacrato Felix Maria Davidek per servire la Chiesa clandestina in Cecoslovacchia. Di quella vicenda se ne parla nel libro “Ludmila Javorova. Sacerdote nella chiesa del silenzio” recentemente pubblicato per i tipi di Effatà. Si tratta della traduzione in italiano dell’intervista che Zdenek Jancarik, prete salesiano, ha realizzato a Ludmila nel 2020. È quindi una testimonianza diretta della vita della chiesa nascosta, ma è soprattutto una discussione sul sacerdozio, la sua spiritualità, e la posizione e il contributo delle donne nella chiesa.

 

Il «Concilio» e l’ordinazione segreta

Dopo 14 lunghi anni di carcere – come ricorda Maria Elisabetta Gandolfi su Regno-Att 18/2021 – Davidek cercò la Javorova per creare una comunità clandestina chiamata Koinotes, come centro di formazione e reclutamento di seminaristi da ordinare in vista di una pastorale dedicata ai cattolici clandestini. Con l’aiuto di Paolo VI, venne consacrato vescovo per la Chiesa sotterranea lo scienziato ceco Jan Blaha (cf. Regno-att. 6,1996,136), il quale consacrò segretamente Davidek. A sua volta Davidek consacrò 17 vescovi e ordinò circa 68 sacerdoti. E, a motivo del lavoro instancabile della Javorova al suo fianco, la nominò suo vicario generale che in questa veste ha partecipato a più di 545 ordinazioni.

Per poter sopravvivere nella clandestinità, la regola era quella del segreto assoluto: non potevano scrivere i nomi degli ordinati, né questi potevano rivelare a nessuno l’ordinazione. Ma Koinotes crebbe rapidamente fino ad includere decine di comunità clandestine in tutta la Cecoslovacchia.

Nel settembre 1970, Davidek annunciò la sua intenzione di convocare un «Concilio del popolo di Dio» che avrebbe incluso donne e uomini, rappresentanti di laici e chierici delle comunità ceche e di tutte le altre aree in cui Koinotes aveva comunità: in Slovacchia, Moravia, Romania e Boemia. Comunque tutti dovevano attenersi a rigide regole di segretezza.

Tra le altre cose, egli propose di discutere la modifica dei ruoli delle donne nella cultura e nella società e le implicazioni neotestamentarie e canoniche per una loro eventuale ordinazione. L’ordine del giorno fu approvato dai leader Koinotes – compresi gli altri vescovi – e, con l’aiuto di Javorova, iniziò un ampio processo preparatorio. Ma nel dicembre 1970, quando s’incontrarono e iniziarono la discussione, il tema della possibile ordinazione delle donne spaccò il Concilio, cosa che né Davidek né Javorova si aspettavano. Quindi Davidek le chiese se accettava d’essere ordinata segretamente. E lei disse di sì.

Così il 28 dicembre, Ludmila Javorova alla presenza del fratello di Davidek, Leo, è stata ordinata prima diacono e poi sacerdote nella Chiesa cattolica. Ma per il resto della sua vita, tuttavia, è stata obbligata a esercitare il suo ministero sacerdotale nel segreto. Nonostante questo, ha servito molte persone che inspiegabilmente – afferma – «venivano dal nulla» per aprire i loro cuori e ricevere una parola di consolazione sul grande amore di Dio per loro.

Dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica, il Vaticano ha cercato di regolarizzare tutte le ordinazioni clandestine e a tutti i sacerdoti sposati fu consentito d’esercitare il ministero solo nelle comunità di rito greco-cattolico. I sacerdoti amici di Javorova cominciarono a prenderne le distanze, specialmente dopo la pubblicazione di Ordinatio sacerdotalis da parte di papa Giovanni Paolo II. Nel 1996, Roma proibì esplicitamente a Javorova d’esercitare qualsiasi ministero sacerdotale e le intimò il silenzio su tutta la vicenda.

 

Doppio silenzio

Il libro appena pubblicato offre l’occasione di riflettere sulla Chiesa del silenzio, quella chiesa che dopo essere passata sotto il nazismo ha subito altre pesantissime pressioni da parte del regime comunista a seguito della primavera di Praga. Ma c’è un altro silenzio che la teologa Cristina Simonelli, nel suo saggio introduttivo firmato assieme a Marinella Perroni, mette in risalto: quello che ha occultato l’intera vicenda.

«Questa operazione ha trovato molti ostacoli da parte della chiesa centrale di Roma, ma ha spaccato anche la chiesa clandestina. A discutere di questa vicenda c’è una remora e una resistenza incomprensibile – ricorda Simonelli -. Le cause sono tante, ma è tempo di rompere la spirale di silenzio, di parlarne non solo per una questione di giustizia nei confronti delle donne, della vicenda personale di Ludmila Javorová e di una chiesa che ha passato momenti molto pesanti. Ma lo si deve fare anche a beneficio di tutta la Chiesa. Se certe questioni, come quella del sacerdozio alle donne, smettono di essere isolate credo portino benefici a tutti. Sono convinta che i tempi siano maturi per un dialogo pacato».

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