Mentre le diocesi stanno entrando nel vivo della fase d’ascolto del Sinodo dei vescovi, dedicato a «Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione» e che culminerà con la celebrazione a Roma della Assemblea nel 2023, anche la Chiesa italiana si sta preparando a un proprio Sinodo da inserire in questo percorso. Per questo presentiamo qui l’Introduzione a firma di Gianfranco Brunelli dell’Annale Chiesa in Italia 2021. Esso è interamente  dedicato all’Italia e al suo Sinodo, «quel Sinodo – scrive – che non volevamo ora ci costringe a guardare e intendere la Chiesa italiana nella situazione inedita nella quale si trova, a ripensare il presente e il futuro della fede» nell’oggi della nostra storia (per informazioni e acquisti: ilregno@ilregno.it – 051 0956100).

La Chiesa italiana, assieme e parallelamente alla Chiesa universale – che dedica alla sinodalità la propria XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi –, s’appresta a celebrare il suo primo Sinodo nazionale. La Conferenza episcopale italiana corrisponde, sette anni dopo, all’invito che papa Francesco le aveva rivolto, aprendo il Convegno ecclesiale nazionale a Firenze nel 2015.

La prima richiesta del papa risale infatti a quel 10 novembre. Allora Francesco disse di «sognare una Chiesa italiana inquieta, sempre più vicina agli abbandonati, ai dimenticati agli imperfetti», «una Chiesa che comprende, accompagna, accarezza». E aggiungeva: «Sognate anche voi questa Chiesa, credete in essa, innovate con libertà». E, «sebbene non tocchi a me dire come realizzare oggi questo sogno, permettetemi solo di lasciarvi un’indicazione per i prossimi anni: in ogni comunità, in ogni parrocchia e istituzione, in ogni diocesi e circoscrizione, in ogni regione, cercate di avviare, in modo sinodale, un approfondimento della Evangelii gaudium, per trarre da essa criteri pratici e per attuare le sue disposizioni, specialmente sulle tre o quattro priorità che avrete individuato in questo convegno» (Regno-doc. 35,2015,7).

Il papa tornò sull’argomento il 22 maggio 2017, in apertura della 70a Assemblea generale della CEI, affermando che solo con «un respiro e un passo sinodale» si possono rinnovare davvero pastorale e missione della Chiesa.

Due anni dopo, papa Francesco formula un richiamo più preciso nel suo discorso del 20 maggio 2019 alla 73a Assemblea generale della CEI. Qui il papa parla di sinodalità e di collegialità assieme, descrivendo il metodo di «una sinodalità dal basso in alto» e «dall’alto in basso», in vista di un «probabile sinodo della Chiesa italiana» (Regno-doc. 11,2019,373). Probabilità che la CEI sembra mantenere alquanto lontana da sé, accogliendo nei discorsi ufficiali la formula «stile sinodale», ma senza mai fare riferimento a un evento, anzi escludendolo positivamente in almeno un paio di Consigli permanenti. Poi il dramma del COVID modifica ogni cosa, compresa la bozza (pronta nel dicembre 2019) degli Orientamenti pastorali per il nuovo decennio. Un testo in sé piuttosto compilativo e generico.

Il 30 gennaio 2021, nell’udienza ai partecipanti al Convegno dell’Ufficio catechistico nazionale, il papa afferma che «dopo cinque anni, la Chiesa italiana deve ritornare al Convegno di Firenze e deve cominciare un processo di sinodo nazionale, comunità per comunità, diocesi per diocesi». È la prima volta che in pubblico il papa usa la formula «sinodo nazionale» per la Chiesa italiana.

Finalmente, il 27 febbraio, la Presidenza della CEI presenta al papa una proposta per avviare il cammino sinodale della Chiesa italiana. Il papa non è ancora soddisfatto. E il 30 aprile, ricevendo l’Azione cattolica, pone il sinodo nazionale al centro del suo intervento e andando oltre, in più punti, al testo scritto, precisa che «la Chiesa italiana riprenderà, in questa Assemblea di maggio (quella successiva dei vescovi, il 27 maggio), il Convegno di Firenze, per toglierlo dalla tentazione di archiviarlo, e lo farà alla luce del cammino sinodale che incomincerà la Chiesa italiana, che non sappiamo come finirà e non sappiamo le cose che verranno fuori. Il cammino sinodale, che incomincerà da ogni comunità cristiana, dal basso, dal basso, dal basso fino all’alto. E la luce, dall’alto al basso, sarà il Convegno di Firenze».

Poco più avanti il papa torna sul concetto che una Chiesa del dialogo è una Chiesa sinodale. Ma il processo sinodale ha bisogno dello spirito, non è un «Parlamento cattolico», non è la sola discussione sui problemi, e neppure il trovare un accordo, una maggioranza su problema pastorali o sociali. «Quello che fa sì che la discussione, il “Parlamento”, la ricerca delle cose diventino sinodalità è la presenza dello Spirito: la preghiera, il silenzio, il discernimento di tutto quello che noi condividiamo» (Regno-doc. 13,2021,425).

Il 27 maggio la 74a Assemblea della CEI decide, con votazione, di procedere all’avvio del sinodo nazionale, e il 1° giugno escono i primi materiali: la Carta d’intenti per il «Cammino sinodale».

Qui l’accoglienza da parte dei vescovi si fa programmatica e innovativa, quando la Carta d’intenti afferma una nuova circolarità nella definizione stessa della pastorale. «Finora gli Orientamenti CEI (per il decennio) erano approvati dall’Assemblea generale e proposti alle diocesi che li recepivano attraverso iniziative, percorsi e azioni pastorali. Spesso hanno attuato anche percorsi e proposte assai stimolanti ed efficaci. La prospettiva del “Cammino sinodale”, che emerge per il prossimo quinquennio, dovrebbe sviluppare insieme riflessione e pratica pastorale: ascolto, ricerca e proposte dal basso (e dalla periferia) convergeranno in un momento unitario per poi tornare ad arricchire la vita delle diocesi e delle comunità ecclesiali. “Ascolto”, “ricerca” e “proposta”: questi sono i tre momenti perché la lettura della situazione attuale e l’immaginazione del futuro possa smuovere il corpo ecclesiale e la sua presenza nella società. È il vivo desiderio che ci ha trasmesso papa Francesco, per ripensare il presente e il futuro della fede e della Chiesa in Italia: la prospettiva teologica e spirituale di Evangelii gaudium e del Discorso di Firenze predispone la trama dei «contenuti» essenziali del percorso (…)

Il processo sinodale propone una conversione pastorale già per il modo con cui viene elaborato e vissuto nelle parrocchie, nelle diocesi e nelle realtà ecclesiali e sociali. Le Chiese che sono in Italia ne potranno uscire arricchite nella misura in cui i variegati soggetti ecclesiali del paese si lasceranno coinvolgere. Forse emergeranno anche istanze di rinnovamento o di riforma delle strutture che dovranno essere tenute in debito conto, per snellire la macchina degli uffici e dei servizi pastorali, sia al centro sia alla periferia» (Carta d’intenti).

Ma c’è un secondo elemento. La contemporaneità dei due sinodi. Quello nazionale e quello universale. Che senso ha? Essa non presenta forse il rischio di una qualche confusione o nascondimento dell’uno nell’altro?

Quando il papa li ha voluti entrambi, ha evidentemente inteso, come vescovo di Roma, che la Chiesa italiana avesse necessità di un suo cammino particolare, speciale, una necessità sua propria e tuttavia ha inteso che quella necessità fosse essa stessa significativa per tutta la Chiesa.

I saggi che pubblichiamo in questa speciale edizione dell’Annale Chiesa in Italia 2021 sono per lo più la ripresa di alcuni materiali già apparsi sulla rivista nelle sezioni Attualità e Documenti. Così riordinati, essi mettono in comunicazione le due realtà. Quella relativa al sinodo e alla sinodalità in generale, tematizzando il significato ecclesiologico dello strumento sinodale; e quella relativa allo specifico della Chiesa italiana, sottolineandone le criticità.

Potremmo dire così: quel Sinodo che non volevamo ora ci costringe a guardare e intendere la Chiesa italiana, la nostra Chiesa, nella situazione inedita nella quale si trova, «a ripensare il presente e il futuro della fede e della Chiesa in Italia» nell’oggi della nostra storia.

Gianfranco Brunelli

Direttore de “Il Regno”

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