Il percorso sinodale non è tutto rose e fiori. E in particolare laddove la discussione va in profondità cercando di trarne delle sintesi anche pastorali, il dibattito si scalda. Torna in mente la domanda di J. Komonchak se nella Chiesa sappiamo realmente gestire il conflitto («La lezione del Vaticano II. Diversità e disaccordo nella Chiesa», Regno-att. 4,2021,121).
Oggi uno dei bersagli preferiti della discussione è il Cammino sinodale tedesco. Criticato anche dall’interno, tramite pressioni fatte arrivare anche a Roma, con prese di distanza da parte di prelati eminenti come il card. W. Kasper, nel giugno 2021 la Lettera al popolo di Dio che è in cammino in Germania, che esprimeva tutti i «paletti» del papa all’assise tedesca, sembrava mettere la parola fine a questa navetta di scambi a distanza tra la Germania e Roma e ai toni più negativi delle critiche; in seguito (cf. anche Regno-att. 4,2022,77) viene presa la decisione d’istituire un tavolo comune di dialogo per sminare lo «scetticismo» che da sempre esiste nei rapporti centro-periferia.
Ma ultimamente, oltre al basso continuo delle testate on-line dell’area più «conservatrice», si sono registrate uscite critiche non solo di singoli prelati come il card. G. Pell, ma anche di conferenze episcopali (quella nordeuropea e il presidente di quella polacca).
Critiche dal Nord e dall’Est
Pell ha invocato (16 marzo) l’intervento della Congregazione per la dottrina della fede contro il presidente della Conferenza episcopale tedesca e il presidente del Consiglio delle conferenze episcopali europee (CCEE) card. J. Hollerich (cf. anche qui) per il fatto di aver messo in discussione l’insegnamento della Chiesa sull’omosessualità.
La Conferenza episcopale dei paesi nordici (Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia, Svezia), riunita in marzo per la sua plenaria, ha reso nota una lettera rivolta a Bätzing nella quale esprime «preoccupazione» per «l’orientamento, il metodo e il contenuto del Cammino sinodale tedesco». E non solo.
Afferma che, pur capendo che il Cammino sinodale tedesco abbia preso le mosse in risposta allo scandalo delle violenze sui minori, occorre tenere conto che «sempre le vere riforme della Chiesa sono partite dall’insegnamento cattolico fondato sulla rivelazione divina e sull’autentica tradizione, per difenderlo, esporlo e tradurlo credibilmente nella vita vissuta, non per capitolare allo Zeitgeist (spirito del tempo). Anche perché verifichiamo quotidianamente quanto lo Zeitgeist sia volubile».
Il rischio, insomma, è quello di schiacciarsi su una dimensione di Chiesa visibile (popolo di Dio) e non su quella di corpo mistico.
Ma certamente la critica più dura e articolata è venuta dal presidente della Conferenza episcopale polacca, Stanislaw Gadecki, con una lettera dello scorso 22 febbraio (Regno-doc. 5,2022,165) nella quale riconosce che «la Chiesa cattolica in Germania è importante sulla mappa dell’Europa, e sono convinto che irradierà il suo credere o meno in tutto il continente».
Gadecki si preoccupa per l’approccio
Per questo vede «con preoccupazione» – termine ripetuto molte volte nel testo – «l’approccio del “Cammino sinodale” tedesco perseguito finora. Guardando i suoi frutti, si può avere l’impressione che la base della riflessione non sia sempre il Vangelo». E chiede di evitare «di ripetere slogan triti e ritriti e richieste standard come l’abolizione del celibato, il sacerdozio delle donne, la comunione ai divorziati risposati o la benedizione delle coppie dello stesso sesso».
Insomma l’accusa principale è quella di una totale resa alla «modernizzazione» su «pressione dell’opinione pubblica» e per un malposto «complesso d’inferiorità».
Le accuse – piuttosto pesanti, lanciate in tedesco dal sito della Conferenza episcopale polacca – hanno provocato una risposta – altrettanto pubblica e decisa – di Bätzing a Gadecki il 16 marzo.
Nella lettera il prelato tedesco ricorda anzitutto la sua visita a Poznan il 30 novembre 2021, dove entrambi i presidenti hanno parlato a lungo del Cammino sinodale e del processo sinodale mondiale. Il Cammino sinodale era emerso come conseguenza della pubblicazione dello studio MHG sugli abusi sessuali sui minori, «per analizzare e affrontare le cause sistemiche della violenza sessuale in ambito ecclesiale e della sua copertura».
«Il fatto che in questo contesto, assieme ai temi del potere, dello stile di vita sacerdotale, del ruolo della donna e della morale sessuale, entrino in gioco anche questioni discusse da molto tempo, non rende questi temi meno importanti, ma mostra la loro urgenza. Per noi, il punto di partenza delle violenze e degli abusi, che lei non menziona nella sua lettera, è molto importante. Solo se affrontiamo le cause sistemiche dell’indicibile sofferenza provocata da rappresentanti della Chiesa, per lo più sacerdoti, sarà possibile riaprire lo spazio in cui l’annuncio della Buona Novella trova orecchie disponibile», scrive il vescovo Bätzing.
Bätzing si preoccupa per la credibilità
E aggiunge: «Solo così guadagneremo nuova credibilità e fiducia nelle persone e tra i fedeli». Per questo «il Cammino sinodale è un “cammino di conversione e di rinnovamento”, come affermano i suoi statuti, un cammino che ci permette mentre lo percorriamo anche d’imparare qualcosa di nuovo. Anche su questo punto mi sembrerebbe utile uno scambio con voi. Vorrei imparare da voi come affrontate le cause sistemiche delle migliaia di abusi che registriamo qui in Germania, e anche voi in Polonia, e anche in tutto il mondo».
Non vogliamo certamente – afferma Bätzing – metterci al di fuori del cammino della Chiesa universale: «Come papa Francesco ci ha espressamente esortato a fare nella sua Lettera», non siamo solo in cerca «di una risposta franca alla situazione attuale», ma in «un cammino spirituale che invoca la guida dello Spirito Santo».
Infine, per quanto riguarda i fondamenti teologici del Cammino sinodale Bätzing afferma: esso «non dipende affatto semplicemente dagli attuali sviluppi della psicologia e delle scienze sociali, ma piuttosto dalla sacra Scrittura» e, accanto a questa, dalla «tradizione vivente, dai segni dei tempi sottolineati dal concilio Vaticano II, dalla fede dei fedeli, dal magistero e dalla teologia in un richiamo reciproco». Conclude quindi con un ulteriore invito: «Sarei interessato a un vero scambio teologico con voi sull’argomentazione di questi testi, dato che cercano di aprire strade per rendere possibile l’evangelizzazione. Questa deve essere la nostra preoccupazione comune».
Queste parole non devono aver particolarmente convinto Gadecki, il quale il 28 marzo, dopo essere stato ricevuto privatamente dal papa, dichiara d’avergli riferito le sue preoccupazioni (non si sa se anche la risposta ricevuta da Bätzing). Non solo. Sul sito della Conferenza episcopale polacca appare una dichiarazione nella quale si aggiunge che Francesco avrebbe «preso le distanze» dal Cammino sinodale tedesco.
Interrogato in proposito, il portavoce della Sala stampa vaticana Matteo Bruni ha dichiarato che, essendo un’udienza privata, il contenuto non è pubblico e che comunque la posizione del papa non è cambiata rispetto a quella espressa nella Lettera del 2019.
Il dibattito continua.

Maria Elisabetta Gandolfi
Caporedattrice Attualità per “Il Regno”