Abituati a una certa forma di «vaticanocentrismo», spesso perdiamo di vista che i processi avviati anche a livello «centrale» hanno importanti articolazioni e sviluppi anche nei livelli «periferici», se così si può dire. È il caso dell’India e della riflessione avviata in un seminario tenuto lo scorso marzo a cui ha partecipato anche il noto teologo Felix Wilfred.

La forma gerarchica della Chiesa cattolica deve passare attraverso profondi cambiamenti strutturali e far sì che le proprie funzioni amministrative siano gestite dai battezzati se si vuole dare seguito a una Chiesa sinodale secondo gli auspici di papa Francesco, ha affermato il teologo padre Felix Wilfred – secondo quanto riferito da UCAnews. Già segretario del Comitato consultivo teologico della Federazione delle conferenze episcopali dell’Aia (FABC), Wilfried ha tenuto una prolusione al seminario sulla sinodalità organizzato dal 21 al 23 marzo scorso dal Dipartimento di Missiologia del seminario San Pietro con sede a Bangalore, capitale dello stato di Karnataka, che ha messo in programma 57 relazioni diverse.
Davanti a un pubblico di circa 600 leader cattolici, teologi e studiosi, padre Wilfred ha detto che la sinodalità richiede «una transizione dal Sinodo dei vescovi inteso come istituzione a una Chiesa sinodale» come stile ecclesiale. Sono necessari «profondi cambiamenti strutturali» e riflessioni su «importanti questioni teologiche».

Il settantaquattrenne teologo, già membro della Commissione teologica internazionale del Vaticano, ha fatto una serie di raccomandazioni, insistendo sul fatto che la Chiesa indiana deve cambiare radicalmente se vuole incarnare la visione di papa Francesco di una Chiesa sinodale.
«Praticare lo spirito della sinodalità, significa fare della Chiesa una piramide rovesciata. Il diritto canonico deve subire un profondo cambiamento, poiché il Codice attuale (§ 129) afferma chiaramente che la potestà di governo è riservato a coloro che «sono insigniti dell’ordine sacro» – ha detto –. Mentre attraverso il battesimo, tutti sono resi uguali e per questo tutti i cattolici possono prendere parte all’esercizio del potere.
Egli ha poi messo in discussione – osserva UCAnews – il fatto che la Chiesa indiana continui ad avere due diverse strutture sinodali, quella orientale e quella latina, nonostante entrambe vivano negli stessi contesti sociali, culturali ed economici (che pongono questioni non indifferenti sia nel rapporto Chiesa-società civile sia in quello interno alle singole gerarchie ecclesiastiche).

La Chiesa indiana, infatti, comprende due Chiese di rito orientale, la siro-malabarese e la siro-malankarese, che appartengono alla tradizione apostolica di san Tommaso, e la Chiesa di rito latino introdotta dai portoghesi nel XVI secolo. Ogni Chiesa di rito orientale ha il proprio Sinodo dei vescovi e i vescovi latini hanno una conferenza episcopale separata. I vescovi indiani di tutti e tre i riti insieme sono membri di un quarto organismo denominato «Conferenza episcopale cattolica dell’India».

Padre Wilfred ha ricordato che fino al concilio di Trento, i consigli provinciali decidevano anche la nomina dei vescovi in comunione con il papa. «Quindi, dobbiamo essere in grado di pensare, decidere e agire da soli» – ha detto –.
Ha suggerito che proprio come ogni stato ha la sua Costituzione, così la Chiesa deve avere la sua legge fondamentale (lex Ecclesiae fundamentalis) ma che il suo sistema giuridico deve essere riformato. «I tre poteri, legislativo, esecutivo e giudiziario sono concentrati in un unico ufficio. Questo non contribuisce alla pratica sinodale (nella Chiesa)», ha osservato il teologo.

Al seminario è intervenuto in apertura l’arcivescovo di Bangalore, mons. Peter Machado, affermando che papa Francesco vuole una Chiesa che «non sia solo predicazione ma anche ascolto e discernimento». Inoltre ha messo in guardia dai tre rischi – messi in luce anche da papa Francesco – che possono bloccare il processo sinodale: «il formalismo, l’intellettualismo e l’immobilismo».
È poi intervenuto anche mons. Felix Machado, arcivescovo di Vasai e segretario generale della Conferenza episcopale dell’India, che ha detto che è non si può pensare al Sinodo come a un evento che accade solo in un certo punto della storia della Chiesa. «Lo spirito sinodale deve diventare parte integrante della nostra vita quotidiana. Dobbiamo iniziare a vivere sinodalmente. L’obiettivo del processo sinodale – ha concluso – non è un esercizio intellettuale ma un’esperienza spirituale».

Maria Elisabetta Gandolfi

Maria Elisabetta Gandolfi

Caporedattrice attualità per “Il Regno”

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