Sulla legittima difesa parlano Forte e Ferretti

«Si pensava non potesse più accadere in Europa. Invece ci troviamo davanti un’aggressione simile a quella di Hitler alla Polonia». Lo sostiene l’arcivescovo di Chieti-Vasto, Bruno Forte, interpellato il 5 maggio dal Corriere della Sera sulla reazione dell’Ucraina all’invasione della Russia di Putin.

 

Non si può negare il diritto di difendersi

Davanti al perdurare degli scontri, secondo il teologo si pone un duplice problema: «Da un punto di vista morale, come dice papa Francesco, la corsa agli armamenti è follia e la guerra un male assoluto. Dall’altra gli ucraini rivendicano il diritto alla legittima difesa, riconosciuto dalla morale cattolica. Puntare solo sulle armi non può essere la soluzione. Però non si può negare agli ucraini il diritto di difendersi».

La difesa, secondo mons. Forte, «è legittima se proporzionata e punta a non provocare danni maggiori di quelli che si avrebbero non resistendo». Il rischio che intravede è quello di una escalation del conflitto. «Ma dire che per questo gli ucraini avrebbero dovuto cedere di fronte all’invasore non mi sembra accettabile. Stanno vivendo una situazione analoga a chi ha difeso nella storia il proprio diritto alla libertà e all’indipendenza. Non dimentichiamo la resistenza al nazifascismo, della quale hanno fatto parte anche cattolici di primo piano».

Quindi, secondo l’arcivescovo, bisogna «cercare la pace», perché «la via diplomatica va sempre perseguita. Però sposare un pacifismo ingenuo ha ricadute drammatiche. Francesco ha ragione quando condanna la produzione e il commercio di armi. Ma è chiaro nel distinguere aggressore e aggredito, ha baciato la bandiera ucraina come segno di vicinanza a un popolo sofferente. E ha detto a Kirill parole che non saranno piaciute ma sono vere e arrivano dal cuore di un uomo che sta soffrendo e prega».

Sullo stesso tema è intervenuto anche il teologo Giovanni Ferretti, già ordinario di filosofia teoretica e direttore del Dipartimento di filosofia e scienze umane dell’Università degli studi di Macerata.

 

Non è Vangelo dire: subisci

«Non è Vangelo dire a chi è stato aggredito “subisci, io non faccio nulla”: questo è cinismo puro. Il problema – ha spiegato in un’intervista del 6 maggio all’agenzia stampa Adnkronos – è molto complesso. Ci sono diverse sensibilità e diverse indicazioni di vie concrete. Il mondo cattolico è certamente per la pace e per fare tutto il possibile per raggiungerla. Il papa su tutti. E non si può non essere in questa posizione». Nell’individuare il modo concreto per raggiungere la pace ci possono essere divergenze. «C’è chi pensa si debba aiutare l’aggredito perché l’aggressore cessi di aggredirlo. C’è chi invece pensa più alla testimonianza di non violenza, rinunciando a qualsiasi forma di armi pensando che diversamente anziché affrettarla, la pace si allontani».

La difesa, secondo Ferretti, deve proseguire «fino a quando l’aggressore non cessi di aggredire. Nel cristianesimo c’è una posizione di non rispondere all’aggressione, quindi di subirla, però questo lo posso fare per me, non lo posso imporre ad altri. La Chiesa o il singolo o una nazione può scegliere di essere passiva, può scegliere la linea della non violenza, però non si può poi impedire all’altro o costringerlo in questa situazione non aiutandolo».

«Se tu non reagisci – ha proseguito il teologo – è una scelta personale ma se vedi uno che è bastonato non puoi dirgli: subisci passivamente; sarebbe stravolgere il Vangelo. (…) A cuor leggero, non penso sia bene» continuare a fornire armi  «senza se e senza ma, ma penso anche che l’altro, in questo caso la Russia, sia un rischio maggiore. Io distinguerei dalla posizione USA, di non limitarsi a fermare l’aggressione ma di andare a sconfiggere la Russia. Tendere alla pace non deve essere confuso con fare la guerra alla Russia e in questo mi pare che l’Europa si distingua dall’amministrazione americana».

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