Mons. Corrado Lorefice: «Finché c’è tempo…»

«Continuiamo… a interrogarci su come si faccia a tenere assieme la resistenza all’invasore, la differenza tra aggressore e aggredito (che non può essere sottaciuta o mistificata), e la ricerca necessaria dei passi di chi annuncia la pace, dell’orizzonte di pace in cui ogni azione autenticamente umana deve collocarsi, affinché giustizia e pace possano giungere a “baciarsi” (cf. Sal 84,11) dentro la contraddizione cocente dei nostri giorni».

Ha riflettuto su questo il 13 maggio mons. Corrado Lorefice, arcivescovo di Palermo, ricevendo il Premio per la pace «Giuseppe Dossetti» a Reggio Emilia.

Il suo intervento ha cercato di interpretare l’attuale guerra tra Russia e Ucraina alla luce del pensiero del card. Giacomo Lercaro e di Giuseppe Dossetti, ma anche del concetto bonhoefferiano di responsabilità: «Non è possibile sfuggire alla dimensione costitutiva della responsabilità personale dentro la temperie della storia, all’assunzione del peso delle cose, anche della colpa propria e dell’altro, del coinvolgimento pieno e senza sconti nelle vicende tragiche della storia collettiva».

Il testo è stato pubblicato sul numero di giugno di Il Regno – Documenti. Riproponiamo la prima parte, rimandando al sito per la lettura integrale dell’intervento (DS).

A partire da tre citazioni

Care amiche, cari amici, desidero iniziare a parlarvi, quest’oggi, a partire da tre citazioni.

La prima: «La Chiesa non deve far mancare il suo giudizio dirimente – non politico, non culturale, ma puramente religioso – sui maggiori comportamenti collettivi e su quelle decisioni supreme dei responsabili del mondo, che possano coinvolgere tutti in situazioni sempre più prossime alla guerra generale. La Chiesa non può essere neutrale, di fronte al male da qualunque parte venga. (…) È meglio rischiare la critica immediata piuttosto che essere alla fine rimproverati di non aver saputo – quando c’era ancora il tempo di farlo – contribuire a evitare le decisioni più tragiche o almeno a illuminare le coscienze con la luce della parola di Dio» (G. Lercaro, Omelia, 1.1.1968, I Giornata mondiale della pace). 

La seconda: «Questa guerra, crudele e insensata come ogni guerra, ha una dimensione maggiore e minaccia il mondo intero, e non può non interpellare la coscienza di ogni cristiano e di ciascuna Chiesa. Dobbiamo chiederci: cosa han-no fatto e cosa possono fare le Chiese per contribuire allo “sviluppo di una comunità mondiale, capace di realizzare la fraternità a partire da popoli e nazioni che vivano l’amicizia sociale”?» (Francesco, Discorso ai partecipanti alla sessione plenaria del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, 6.5.2022; cf. Fratelli tutti, n. 154).

 

Una lucida coscienza storica

La terza: «Ci resta da dire ciò che dovrebbero fare, in ogni caso, i cristiani, i singoli e le Chiese. (…) La prima cosa da fare, in modo risoluto, sistematico, profondo e vasto, è l’impegno per una lucida coscienza storica e perciò ricordare: rendere testimonianza in modo corretto degli eventi. Occorre proporsi di conservare una coscienza non solo lucida, ma vigile, capace di opporsi a ogni inizio di “sistema di male”, finché ci sia tempo» (G. Dossetti, «Introduzione», in L. Gherardi, Le querce di Monte Sole: vita e morte delle comunità martiri fra Setta e Reno, 1898-1944, Il Mulino, Bologna 1987).

La prima citazione risale al 1° gennaio 1968, alla coraggiosa omelia che il card. Giacomo Lercaro pronunciò nella cattedrale di Bologna contro la guerra in Vietnam e che gli costò la destituzione da arcivescovo di quella diocesi. La seconda, l’avete riconosciuta tutti, l’ha pronunciata pochi giorni fa papa Francesco, in occasione del suo discorso al Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, riferendosi alla guerra che oggi ci fa sentire tutti così letteralmente disarmati, così disorientati e angosciati. La terza citazione è di don Giuseppe Dossetti. E ritorna a noi come un ponte ideale nel percorso compiuto dalla Chiesa nei pochi decenni che separano gli altri due momenti che abbiamo ricordato, decenni segnati da molte guerre ma anche da un’autentica, profonda e consapevole ricerca della pace come nuovo modello di convivenza tra gli uomini.

 

Corrado Lorefice

 

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