Esce oggi su Avvenire-Bologna7, in una pagina dedicata al quinto anniversario della visita di papa Francesco a Bologna, questo contributo di Guido Mocellin, che ripercorre, all’incrocio tra cronaca e vita familiare, anche le visite di papa Giovanni Paolo II del 1982 e del 1997. Lo riproduciamo integralmente.
1982: l’emozione e la telecronaca
Ho avuto la fortuna di vivere tre delle quattro visite compiute da un papa a Bologna negli scorsi quarant’anni, e tutte sia da fedele sia da giornalista. Di quella di Giovanni Paolo II del 18 aprile 1982 ricordo l’emozione con la quale, nella mia parrocchia degli Alemanni, si preparò uno striscione che accoglieva il Santo Padre in via Mazzini, proveniente dal Cimitero militare polacco, e quella della mia ragazza di allora, sul balcone di un appartamento vicino e ben posizionato, al passaggio della papamobile. E la volenterosa assistenza che prestai al collega e amico Alberto Bortolotti: dirottandolo dalle già abituali cronache calcistiche, la tv privata in cui lavoravamo lo aveva incaricato di commentare la «diretta» della Messa che papa Wojtyła celebrò in piazza VIII Agosto, al termine di una giornata che toccò tra l’altro il memoriale della strage del 1980 alla Stazione di Bologna.
1997: piazza Maggiore e i due palchi del CAAB
Sono passati 25 anni dal 27-28 settembre 1997, quando Giovanni Paolo II tornò a Bologna per la conclusione del XXIII Congresso Eucaristico Nazionale. In veste di «inviato» de Il Regno riuscii, con un po’ di intraprendenza e l’ospitalità della Radio Vaticana, a seguire il Papa mentre, con la padronanza mediatica che lo caratterizzava, passò con disinvoltura dal palcoscenico televisivo (l’attesissima serata-veglia con la partecipazione, tra gli altri, di Bob Dylan) al palco liturgico allestiti fianco a fianco al Centro agro-alimentare di Bologna (CAAB), più o meno dove ora sorge FICO. Scrissi poi, con una definizione che mons. Ernesto Vecchi (alla guida del Comitato organizzatore) avrebbe fatto sua, che quello era stato il primo Congresso Eucaristico multimediale. A mezzogiorno del sabato, con la ragazza del 1982 divenuta mia moglie e i nostri due bambini, eravamo insieme alle altre famiglie ad accogliere il santo padre in piazza Maggiore; la mattina della domenica uno dei due bambini era con me al CAAB, sulla torretta riservata alle riprese radiotelevisive.
2017: la messa, la pioggia, il lutto
Cinque anni fa infine eccomi negli studi di Tv2000, a Roma, ospite della puntata che «Il diario di Papa Francesco» mise in onda in preparazione della venuta a Bologna, il 1° ottobre 2017, di Papa Francesco. Richiesto di quale fosse secondo me l’aspetto della città al quale la Chiesa dovesse guardare con più attenzione, risposi con convinzione che era l’Università, senza sapere che il Papa avrebbe rivolto agli studenti e al mondo accademico, in Piazza San Domenico, il suo discorso più elaborato e apprezzato. Avevo gli accrediti-stampa per seguire tutte le tappe di Francesco, sin dal suo incontro del mattino con i migranti dell’Hub di via Enrico Mattei. Ma proprio il giorno prima ci colpì un grave lutto familiare. Proposi allora che i figli, improvvisandosi giornalisti, partecipassero agli altri eventi, mentre io e mia moglie andammo solo, nel pomeriggio, alla Messa al Dall’Ara. Scendeva una pioggerellina già autunnale, in sintonia con i sentimenti che attraversavano i nostri cuori, quando, al momento di ricevere la comunione, ci parve di vedere in lontananza anche la nostra amata zia che ci sorrideva mentre, ancora una volta, pregava l’Ave Maria dinanzi all’immagine della Madonna di San Luca, «scesa» anch’essa allo Stadio per la Messa del Papa.

Guido Mocellin
Giornalista