Da Camaldoli, Guido Mocellin

 

È toccato a Paolo Legrenzi ragionare con i partecipanti alla IV sessione dell’Incontro di Camaldoli, la mattina del 1° ottobre, su «A mia immagine. Il culto della propria immagine e la perdita del sé». Riferendosi costantemente al suo ultimo saggio, Quando meno diventa più (Raffaello Cortina, Milano 2022), l’autore ha accennato, dapprima, alla vicenda familiare che lo ha condotto a riflettere sui benefici della sottrazione, per poi accennarne tanto la storia culturale quanto le buone pratiche, e concludere che è proprio la sottrazione che può permettere all’uomo di ritrovare sé stesso, anziché perdersi nel culto della propria immagine, del quale i nuovi dispositivi digitali rappresentano tanto la precondizione quanto lo strumento per alimentarlo.

 

Un abito mentale

Quando parla di sottrazione, Legrenzi non assume un approccio socioeconomico, che sfocerebbe nel tema della sostenibilità e della frugalità che essa può implicare. Parte piuttosto dalla costatazione che, dopo che la specie umana si è evoluta per successive addizioni, siamo giunti a un tempo in cui è il «meno» quello di cui l’uomo ha bisogno. Egli dunque intende la «sottrazione come abito mentale», come «scoperta del sé autentico a fronte del narcisismo dominante». Per sostenere questa tesi, chiama a testimoni, tra gli altri, anche alcuni grandi personaggi della letteratura contemporanea, dal Gattopardo, al colonnello Aureliano Buendia di Cent’anni di solitudine, i quali, «pensando alla morte, praticano una sorta di sottrazione mentale per cercare di individuare i momenti della vita in cui sono stati felici, isolandoli ed eliminando tutto il superfluo».

 

Remedios la bella

E rileggendo ancora Cent’anni di solitudine, Legrenzi ha presentato, come antitesi estrema del culto della propria immagine e come descrizione di una sottrazione dalla Terra collegata non alla morte ma all’ascesa al cielo. il personaggio di «Remedios la bella»: «È di una seduzione talmente ultraterrena da non appartenere a questo mondo, dal quale infatti finisce per sottrarsi. L’essere priva di ogni altra dote che non sia il suo fascino fulminante, di cui lei non è affatto consapevole, esalta il suo magnetico incanto. Dopo aver spezzato molti cuori, alla fine verrà sottratta dal mondo e ascenderà al cielo mentre sta aiutando altre donne a piegare lenzuola di fiandra».

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