Se sono già abbastanza grandi il clamore mediatico e la crisi di fiducia che si creano quando vengono resi noti casi di vescovi colpevoli di non aver agito (o non averlo fatto correttamente) nei casi di violenze e abusi da parte di propri chierici o religiosi, si arriva quasi a non credere alla notizia di un vescovo che sia stato egli stesso autore di tali abusi.
La Chiesa francese scossa dal caso Santier
Poiché «la Chiesa di Francia è nuovamente scossa dalla tragedia degli abusi commessi da alcuni suoi pastori» il papa «vi invita, tenendo gli occhi fissi sulla croce di Cristo, a non scoraggiarvi ma a perseverare nella certezza che lo Spirito Santo accompagna i vostri sforzi (…). Egli (…) vi incoraggia ad andare avanti con audacia e discernimento.
Più che mai siete chiamati ad affrontare le ferite del popolo di Dio. Le vittime di questi abusi, innanzitutto, ma anche tutte le persone scandalizzate, deluse e provate, in particolare i vostri sacerdoti, il cui bel ministero è disonorato e reso ancora più difficile, e che hanno più che mai bisogno della vostra vicinanza».
Sono le parole della lettera che il segretario di Stato, card. Pietro Parolin ha rivolto a nome del papa ai vescovi francesi, riuniti in questi giorni in Assemblea a Lourdes e colpiti dalle rivelazioni riguardanti un confratello emerito, Michel Santier, già vescovo non di una ma di due diocesi: Luçon e Créteil.
Ma i fatti risalgono agli anni Novanta
«Nel 2021, Roma ha intrapreso un’azione disciplinare nei confronti del vescovo Michel Santier per atti commessi contro due giovani adulti negli anni Novanta – dichiara la diocesi di Coutances et Avranches (dove sono avvenuti i fatti) il 14 ottobre scorso – ma ciò non è stato reso noto sinora per il desiderio delle vittime di non essere identificate dai media». Di fatto Santier si è ritirato, «per motivi di salute», nel 2020 perché l’anno prima aveva riconosciuto come vere le accuse mossegli dalle vittime.
Il tutto è partito da un articolo di giornale, in questo caso Famille chrétienne, che ha rivelato l’esistenza delle sanzioni romane all’ex vescovo.
Si aprono le domande. Com’è possibile che dagli anni Novanta si sia arrivati solo a oggi a conoscere questi fatti? Tanto più che di mezzo ci sono stati due «episcopati» in altrettante diocesi… È forse questo caso l’occasione per ripensare ai meccanismi delle nomine episcopali e alle relative consultazioni?
Il Nobel pedofilo
Il caso francese ricorda molto da vicino un’altra recente ed eclatante rivelazione: quella relativa al vescovo di Timor Est, premio Nobel per la pace nel 1986, il salesiano Carlos Ximenes Belo. Ne abbiamo scritto sull’ultimo numero della rivista perché anche noi seguimmo da vicino le sue vicende nella difficile mediazione per la pace nell’isola che sembrò quasi un miracolo.
Eppure.
Lo schema è il medesimo: un giornale – in questo caso l’olandese De Groene Amsterdammer – rende noto (il 28 settembre) che le improvvise dimissioni (accettate) nel 2002 (Belo aveva 54 anni) dall’incarico episcopale non furono dovute a «stress», ma al fatto che era stato accertato che chiedeva prestazioni sessuali a minori in cambio di denaro.
Ma è solo nel 2019 che la Santa Sede viene a sapere di queste accuse e gli impone il ritiro dal ministero (nel frattempo aveva un incarico pastorale anche a contatto con minori in Mozambico), e ulteriori restrizioni nel 2021.
Non si intercettano i segnali?
Se è già abbastanza grande il clamore mediatico e la crisi di fiducia che si crea quando vengono resi noti casi di vescovi colpevoli di non aver agito (o non averlo fatto correttamente) nei casi di violenze e abusi da parte di propri chierici o religiosi, si arriva quasi a non credere alla notizia di un vescovo che sia stato egli stesso autore di tali abusi.
Vengono alla mente altre domande: possibile che nella lunga carriera che porta al sacerdozio e all’episcopato non si riescano a intercettare i segnali, le red flags, che danno l’allarme su queste personalità disturbate? E ancora: come far sì che la sacralizzazione delle figure apicali nella Chiesa sia scoraggiata e smetta d’essere il velo che occulta la realtà?

Maria Elisabetta Gandolfi
Caporedattrice attualità per “Il Regno”
Un aggiornamento (e una conferma) di cui avremmo fatto volentieri a meno: “Francia, undici vescovi sotto inchiesta per casi di abusi”, tra cui il card. Ricard, arcivescovo emerito di Bordeaux, come scrive Vatican News: “Tra gli undici prelati, figura anche il nome del cardinale Jean-Pierre Ricard, vescovo emerito di Bordeaux, il quale ha ammesso egli stesso una condotta “riprovevole” nei confronti di una ragazza di 14 anni, trentacinque anni fa, quando era parroco. La vicenda è emersa per volontà dello stesso porporato che, in un comunicato, spiega le ragioni della sua confessione: “Oggi, quando la Chiesa in Francia ha voluto ascoltare le vittime e agire nella verità, ho deciso di non nascondere più la mia situazione e di mettermi a disposizione della giustizia tanto sul piano della società che quello della Chiesa. Questo approccio è difficile. Ma prima c’è la sofferenza vissuta dalle vittime e il riconoscimento degli atti commessi, senza voler nascondere la mia responsabilità”. https://www.vaticannews.va/it/chiesa/news/2022-11/vescovi-francia-indagine-abusi-sessuali-cardinale-ricard.html?fbclid=IwAR0jQY_04zXTNLRPbDPjtj7sI5tDOMAxj4gjjI023Q_mXDsuWMzPcFcddoA