A un anno di distanza dalla celebrazione della I Assemblea ecclesiale latinoamericana e dei Caraibi, a cui hanno preso parte delegati laici, religiosi e vescovi nel novembre 2021 (cf. Regno-att. 22,2021,683), il Consiglio episcopale latinoamericano (CELAM) ha pubblicato un lungo documento di riflessione e di proposte pastorali, scaturito da tale Assemblea. Il testo, tutto centrato sul tema della sinodalità, costituisce di fatto anche un resoconto d’ascolto delle comunità locali in preparazione sia all’Assemblea sia al Sinodo della Chiesa universale. Proponiamo alcuni numeri del documento, nei quali riecheggiano temi e questioni sollevati anche in molti altri contesti continentali e nazionali (MEG).
Avere voce in capitolo nei processi decisionali
299. Per essere una Chiesa sinodale, l’Assemblea ecclesiale si propone di attualizzare, alla luce della parola di Dio e del concilio Vaticano II, il concetto e l’esperienza di Chiesa come popolo di Dio, in comunione con la ricchezza della sua ministerialità. Creare nuovi ministeri e rinnovare quelli esistenti permetterebbe il coinvolgimento dei laici in generale, delle donne in particolare e delle persone consacrate, in modo che possano partecipare e avere voce in capitolo nei processi decisionali. Ciò significa assumere la dimensione ministeriale della Chiesa dal punto di vista della circolarità, della sinodalità e della corresponsabilità, perché tutti siamo chiamati a vivere la dignità e l’uguaglianza prevista dalla vocazione battesimale (…)
301. La sinodalità rende la Chiesa una comunità di comunità, sempre più aperta, misericordiosa e sensibile, che abbraccia tutte le periferie umane riconoscendo e accogliendo la diversità. A tal fine, è importante la creazione di piccole comunità autonome che contribuiscano al superamento del clericalismo attraverso l’inclusione, la prossimità e l’incontro. Ciò implica il rafforzamento del ruolo dei laici nella vita pastorale e missionaria, così da poter camminare insieme come popolo di Dio e in questo modo concretizzare la comunione e la partecipazione di tutti. Questo ambito può essere anche uno spazio speciale per la collaborazione dei preti che si sono sposati e un luogo di accoglienza per i migranti e altri gruppi minoritari nella loro situazione specifica (…)
Il pluralismo come presupposto
303. La comunità cristiana è una casa dei poveri (Documento di Aparecida, n. 8) e una Chiesa samaritana (ivi, n. 26). Deve creare strutture per accogliere tutti e condividere con tutti la vita in abbondanza. Aparecida afferma che «nel nostro subcontinente è urgente porre fine alla logica del colonialismo, è urgente porre fine alla logica colonialista di rifiuto e assimilazione dell’altro; una logica che viene da fuori, ma che è anche dentro di noi» (ivi, n. 96).
304. Il pluralismo, più che un’apertura, è un presupposto della convivenza sociale e dello sviluppo culturale. Poiché il soggetto è plurale, il presupposto è l’alterità. Oggi è necessario concepire sé stessi in un rapporto con il diverso. Di conseguenza, nel campo della missione non ci sono destinatari, ma piuttosto interlocutori. L’attuale processo di globalizzazione si sta presentando con tendenze a imporre una cultura omogenea in tutti i settori, avvolgendoci in una «nuova colonizzazione culturale» (Documento di Aparecida, n. 46). Da qui la necessità d’abbracciare la diversità culturale come contrappunto ai tentativi «che cercano di standardizzare la cultura con approcci basati su singoli modelli» (ivi, n. 59).
305. È qui che entra in gioco l’area della diversità sessuale. Diverse voci esprimono dolore per aver percepito l’indifferenza e il rifiuto della Chiesa su questo tema. Si tratta di accogliere i gruppi che costituiscono le minoranze sulla base delle loro specifiche realtà, affinché non siano esclusi dagli spazi ecclesiali. (…)
Le donne: sì, ma…
311. L’ascolto del popolo di Dio nello Spirito ha portato alla luce il percorso e la voce delle donne che chiedono a gran voce un nuovo posto nella società e nella Chiesa in questo momento in America Latina e nei Caraibi. È urgente ascoltare la voce, così spesso messa a tacere, delle donne che subiscono molte forme di esclusione e di violenza in tutte le fasi della loro vita. È riconosciuto che, nella Chiesa, la disuguaglianza esiste ancora a causa del maschilismo, della mancanza di riconoscimento e di emancipazione delle donne.
312. Come si è detto nel corso della fase di ascolto, in ambito ecclesiastico alcune autorità non accettano fino in fondo l’accesso delle donne a ruoli di leadership o di dirigenza, in una Chiesa governata da uomini ma in cui le donne sono la grande maggioranza di coloro che partecipano attivamente alle comunità. È stato detto che se persiste una Chiesa che emargina i laici, tanto più emargina le donne.
313. L’Assemblea ecclesiale ha proposto di compiere passi concreti verso l’integrazione e la partecipazione delle donne nella Chiesa e nella società. Da un lato, afferma il dovere d’ammettere che si assiste a un’esclusione delle donne dai ruoli di leadership e decisionali. Dall’altra, incoraggia una teologia relazionale che possa garantire loro spazi tali da esprimere il riconoscimento della loro dignità e del loro protagonismo, e che diventino segni di promozione della loro inclusione nella società.
314. Questi cambiamenti non possono dipendere dalla buona volontà dei sacerdoti e dei vescovi, ma piuttosto implicano la formalizzazione di ministeri propri e la loro integrazione nelle strutture decisionali sia delle Chiese locali sia delle conferenze episcopali nazionali. L’Assemblea ricorda l’insegnamento di papa Francesco secondo cui «in una Chiesa sinodale le donne, che di fatto svolgono un ruolo centrale nelle comunità amazzoniche, dovrebbero poter accedere a funzioni e anche a servizi ecclesiali (…) che (…) comportano una stabilità, un riconoscimento pubblico e il mandato da parte del vescovo» (Querida Amazonia, n. 103).
Cambiare le strutture ecclesiastiche
320. Per creare spazi di maggiore partecipazione e inclusione dei giovani, delle donne e di tutti i laici, è necessario un vero e proprio cambiamento delle strutture della Chiesa, nonché la riattivazione dei consigli – pastorali ed economici – nelle parrocchie e delle assemblee pastorali diocesane e parrocchiali. Una profonda revisione dell’esercizio dell’autorità e del potere è una condizione necessaria per superare il clericalismo e per crescere come Chiesa serva e sinodale, generatrice di nuove leadership e ministeri laicali, come, per esempio, quello della cura della casa comune.
321. L’Assemblea propone d’identificare e rivedere le strutture pastorali esistenti alla luce della loro efficacia nella trasmissione della fede, rinnovando quelle che lo possono essere, abbandonando quelle obsolete e creandone di nuove se necessario.
