Si è appena conclusa la visita dell’episcopato tedesco al papa e ai dicasteri vaticani, la cosiddetta visita «ad limina», e il contenuto principale del confronto ha riguardato il Cammino sinodale tedesco.

Tra i temi che sono stati affrontati all’interno di questo processo, che ha impegnato la Chiesa cattolica tedesca a partire dal 2019, c’è quello relativo al rinnovamento della morale sessuale, che non ha ottenuto un numero sufficiente di voti da parte dei vescovi per essere approvato nella quarta e penultima Assemblea, svoltasi a Francoforte dall’8 al 10 settembre.

Infatti il documento Vivere in rapporti che funzionano. Vivere l’amore nella sessualità e nel rapporto di coppia al momento della votazione non ha raggiunto il consenso dei 2/3 dei vescovi presenti, necessario per l’approvazione: solo 33 vescovi si sono espressi a favore, rendendo vana l’approvazione dell’82% dell’Assemblea.

Nell’ultimo numero di Il Regno – Documenti (il 19 del 2022) presentiamo il testo del documento, nella traduzione italiana curata dalla Conferenza episcopale tedesca. Ne riportiamo qui il Preambolo.

Pur non approvato, esso è comunque stato presentato nella visita ad limina a Roma e come contributo alla sessione continentale del Sinodo della Chiesa universale (DS).

Siamo responsabili

L’Assemblea sinodale è consapevole dell’importanza di un posizionamento autocritico sulla dottrina della nostra Chiesa per quanto riguarda le questioni attinenti all’amore, alla sessualità e al rapporto di coppia. Sebbene la dottrina sessuale della nostra Chiesa non sia la causa diretta degli intollerabili atti di violenza sessuale, costituisce comunque uno sfondo normativo che evidentemente ha potuto favorirli.

In quanto membri dell’Assemblea sinodale siamo a vario titolo responsabili per la nostra Chiesa. In questa responsabilità riconosciamo espressamente la colpa derivata dalla violenza a sfondo sessuale nelle parrocchie, istituzioni e comunità ecclesiastiche. Ci aspettiamo che coloro che si sono macchiati di (un concorso di) colpa si assumano le proprie responsabilità personali, allo stesso tempo come Assemblea sinodale cerchiamo percorsi per una conversione credibile.

 

Atteggiamenti impietosi

I membri della nostra Chiesa, ma anche la Chiesa come istituzione e comunità dei credenti, si sono resi colpevoli anche attraverso la dottrina sulla sessualità e la prassi ecclesiastica. Facciamo nostre la professione franca e l’assunzione di responsabilità da parte del gruppo di lingua tedesca al Sinodo sulla famiglia di Roma nell’ottobre 2015: «L’accompagnamento della Chiesa [è] particolarmente richiesto in situazioni di difficoltà […]. Qui non si tratta solo di riconoscere ciò che la Chiesa fa, ma, in tutta franchezza, ciò che noi come Chiesa abbiamo mancato di fare: nello sforzo, mal interpretato, di tenere alta la dottrina della Chiesa, la cura pastorale è stata caratterizzata ripetutamente da atteggiamenti impietosi che hanno arrecato sofferenza alle persone, in particolare alle madri non sposate e ai figli nati fuori dal matrimonio, alle persone conviventi in relazioni prematrimoniali, ai conviventi non sposati, alle persone con orientamento omosessuale e ai divorziati e risposati» (traduzione libera del testo originale tedesco; ndt).

 

Sofferenze ed emarginazioni

Teniamo a mente anche la sofferenza delle coppie sposate che si sforzano di vivere il loro matrimonio in modo cristiano, incoraggiate dalla buona novella, ma che sono state e continuano a essere soggette alla disciplina di rigidi dettami morali loro imposti. La fissazione della sessualità sul matrimonio ha fatto anche sì che le persone che per lunghi periodi della loro vita sono genitori single o non hanno un/a partner siano passate in secondo piano o siano state costrette alla completa astinenza. Sono da considerare parte di questa sofferenza anche gli innumerevoli rimproveri a cui sono stati e sono tuttora sottoposti gli insegnanti e le insegnanti di religione, i teologi e le teologhe, le istituzioni e associazioni cattoliche quando si misurano in modo critico con l’attuale dottrina della Chiesa. In questo modo abbiamo emarginato determinate persone, le abbiamo ferite profondamente e ostacolate nel loro sviluppo come esseri umani.

 

Una via di rinnovamento

Tante volte non sono state rispettate la sfera intima e le decisioni di coscienza degli individui. Oggi riconosciamo che l’etica sessuale della Chiesa ha contribuito a favorire anche i crimini di violenza a sfondo sessuale perpetrati nel contesto della Chiesa. Chiediamo di cuore perdono a tutte le persone che hanno sofferto a causa della dottrina sessuale ecclesiastica. Come Assemblea sinodale, riteniamo doveroso far seguire fatti concreti a questa ammissione e formulare impulsi per un nuovo orientamento della pastorale ecclesiastica. Siamo consapevoli di non poter riparare le ingiustizie commesse, ma vogliamo comunque percorrere una via autentica e verificabile di conversione e rinnovamento. Ciascuno e ciascuna di noi nella propria sfera di responsabilità, tenendo conto dei nuovi sviluppi delle scienze umane e realizzando il messaggio di Gesù dell’amore di Dio per tutti gli uomini, si impegna a rinnovare la dottrina e la prassi ecclesiastica in ordine all’approccio alla sessualità umana.

 

Nuovi accenti nella dottrina sessuale

Siamo convinti che non ci potrà essere un nuovo orientamento della pastorale senza imprimere nuovi accenti ad alcuni principi della dottrina sessuale della Chiesa. Incoraggiamo una rifocalizzazione sostanziale poiché, per ragioni di carattere sessuologico e teologico, riteniamo necessario e urgente superare alcune ristrettezze nelle questioni della sessualità. Soprattutto il precetto secondo il quale i rapporti sessuali sono accettabili dal punto di vista etico solo nel contesto di un matrimonio legittimo e solo se c’è una costante disponibilità alla procreazione, ha portato a una profonda rottura tra il magistero e i fedeli. Ciò comporta il rischio di oscurare del tutto altri importanti aspetti della buona novella di Dio che invece potrebbero avere un effetto liberatorio su una sessualità vissuta nel rispetto della dignità umana.

 

Con il vescovo di Roma

Siamo consapevoli che molte delle nuove accentuazioni proposte ricadono sostanzialmente nella competenza dottrinale del vescovo di Roma insieme al Collegio episcopale e che pertanto non possono essere attuate dalla Chiesa tedesca. In virtù di ciò, sottoponiamo al papa le riflessioni e i voti seguenti, esortandolo a volerli esaminare e recepire come espressione a livello di Chiesa particolare della responsabilità comune di tutti i battezzati e cresimati per il bene dell’unica Chiesa di Cristo. Siamo altresì consapevoli che, comunque, la dottrina di cui il papa è responsabile ultimo dovrà dare prova della sua plausibilità e significatività sostanzialmente nelle comunità ecclesiali e parrocchiali a livello locale e soprattutto nella vita di ogni singolo. Nessuno può dispensare o essere dispensato da questa responsabilità. Il Cammino sinodale si propone di raccogliere e riunire le esperienze e le riflessioni in merito per la Chiesa cattolica in Germania. In questo senso la Chiesa locale tedesca, in unione con le Chiese particolari in tutto il mondo e con il vescovo di Roma, accoglie la propria responsabilità per il triplice ufficio di Cristo: governare, santificare e insegnare (cf. Lumen gentium, n. 32).

 

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