Sul n. 22 di Regno Attualità, in corso di stampa, Sarah Numico firma un articolo sulle recenti visite ad limina dei vescovi dei Paesi Bassi, della Germania e del Belgio, avvenute durante lo scorso mese di novembre 2022. Ne riprendiamo qui la prima parte, relativa all’episcopato olandese (M.E. G.)
Il rapporto sulla situazione della Chiesa
Prima d’andare a Roma in visita ad limina, i vescovi olandesi hanno pubblicato il rapporto inviato ai dicasteri per illustrare lo stato di salute della Chiesa cattolica nei Paesi Bassi: lì si parla di Chiesa «vulnerabile» perché c’è stato un «drastico declino», tra gli anni Sessanta e oggi, nella partecipazione alla vita della Chiesa, perché la conoscenza dei contenuti centrali della fede è «generalmente molto limitata o inesistente», perché si crede in alcuni valori più che in Dio, perché sono scomparse tante strutture che un tempo «sostenevano la fede nella vita quotidiana».
I cattolici olandesi sono oggi il 20,8% della popolazione (il 46% degli olandesi non appartiene a nessun gruppo religioso). Di questi, il 2,7% frequenta regolarmente la Chiesa e il 3,9% fa una qualche attività di volontariato. Sacramenti in drastico calo (660 matrimoni in un anno). A cancellarsi dai registri ecclesiali nel 2021 sono state oltre 10.000 persone.
Nel futuro, i cattolici per scelta
S’accorpano le parrocchie, perché calano i fedeli, calano le risorse e anche il numero di chi lavora nella pastorale (-30% dal 2012 al 2021: laici stipendiati -48%, preti -19%, diaconi stipendiati -32%). Quindi, insomma, una Chiesa in difficoltà, in una società olandese che il cupo rapporto dei vescovi descrive segnata da una «drastica secolarizzazione, forte individualizzazione, commercializzazione e pluralismo religioso e culturale». Unica nota positiva di tutte quelle pagine, una riflessione sul futuro della Chiesa olandese, fatto di «persone che vogliono essere cattoliche sulla base di una scelta consapevole ed entusiasta (…) Siamo fiduciosi che possano essere il lievito del regno di Dio».
Di grande incoraggiamento è stato l’incontro con Francesco: la mattina dell’11 novembre, il papa e i 10 vescovi (sui 12 in totale) hanno trascorso insieme quasi due ore per uno scambio molto libero, terminato con un’esortazione del pontefice «a non perdersi d’animo nel deserto, perché il Signore fa sbocciare dei bei fiori nel deserto».
Le diverse preoccupazioni di papa e vescovi
Due raccomandazioni del papa sono trapelate: la prima riguarda la selezione dei seminaristi, che deve essere fatta con cura, nonostante la crisi delle vocazioni; la seconda dice che la Chiesa nella sua azione pastorale deve essere vicina a «tutti», anche alle persone LGBTQ+. La cosa è interessante, tanto più che proprio al papa il cardinale di Utrecht Wilhelm Eijk aveva chiesto di preparare un’enciclica contro il «pensiero gender» (la richiesta è stata presentata ufficialmente al card. K. Farrell, prefetto del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita).
C’è stato un altro punto su cui Roma si è mostrata più aperta dei vescovi olandesi: riguarda la vicenda dell’Università Radboud di Nimega alla quale un decreto della Conferenza episcopale nel 2020 aveva tolto il titolo di «cattolica» per il suo essersi allontanata dai valori cattolici. Roma vuole che l’aggettivo resti. Nei pochissimi resoconti su questo viaggio romano una parola che torna è «evangelizzazione», da declinare tra l’impegno d’apertura al dialogo e la fedeltà alla tradizione.

Sarah Numico
Giornalista