Tra la presentazione del Documento per la tappa continentale a fine ottobre e la celebrazione delle 7 assemblee continentali (cf. qui) che dovranno produrre una sintesi entro marzo prossimo, c’è un tempo di mezzo nel quale il Sinodo pare sia andato in secondo piano rispetto a eventi come la morte del papa emerito Benedetto XVI o il deflagrare del caso Rupnik.

Ma da questa piccolissima antologia d’interventi si può cogliere che sottotraccia il tema rimane vivo. E potrebbe tornare utile alla gestione delle problematiche emerse.

 

Assemblea di un’Europa in guerra

«Siamo consapevoli che questo Sinodo si celebra mentre in Europa sperimentiamo la tragedia della guerra. Sono passati quasi dieci mesi dall’inizio dell’attacco, e non solo non è arrivato nessun cessate il fuoco, ma il rischio di una escalation del conflitto è sempre più incombente: pensiamo al missile caduto in Polonia poco tempo fa». Lo ha detto mons. Gintaras Grušas, arcivescovo di Vilnius e presidente del CCEE, presentando (il 14 dicembre) l’Assemblea continentale del Sinodo, che vedrà riunirsi a Praga, dal 5 al 12 febbraio, le Chiese cattoliche che sono in Europa. Fonte: SIR 14.12.2022.

Andranno a Praga 156 delegati di 39 conferenze episcopali: ogni delegazione nazionale è composta dal presidente della conferenza episcopale e da 3 delegati, rappresentanti di tutto il popolo di Dio. 44 saranno gli ospiti invitati direttamente dalla presidenza del CCEE, mentre 390 delegati saranno collegati on-line.

 

Decisioni

In un’intervista a Vatican News dell’1.1.2023, mons. Piero Coda, segretario generale della Commissione teologica internazionale, ha parlato ampiamente del Documento per la tappa sinodale e del Sinodo in generale.

Rispondendo a una domanda sul dubbio che aleggia in alcune regioni ecclesiali quanto all’effettivo cambiamento che il Sinodo porterà, egli ha affermato:

«Il Sinodo non è un fatto tattico, non ha secondi fini. È senz’altro la messa in moto di un processo che vuole essere sincero, aperto, per assumere anche delle decisioni importanti rispetto all’adeguazione della vita e della forma della Chiesa al disegno originario di Dio. Il rischio è quello che viene dalla mancata percezione del significato e della portata di un processo come questo, cioè dal non rendersi conto che qui è Dio che sta parlando alla Chiesa e che chiede un salto di qualità alla vita della Chiesa. E se vogliamo, il rischio è quello di chi, con una certa indifferenza e superficialità, se non con cattiva coscienza, pensasse di voler gestire il processo sinodale per non cambiare nulla».

 

Donne

Rispondendo invece alla domanda su come risolvere la richiesta di un maggior ruolo delle donne nella Chiesa mons. Coda ha detto:

«Senz’altro questa è un’istanza essenziale che emerge da tutti i resoconti a tutte le latitudini culturali e sociali della vita della Chiesa oggi: il riconoscimento e la promozione del carisma e dell’apporto specifico delle donne alla vita della Chiesa. C’è l’esigenza di un serio salto di qualità e questo manifesta l’esigenza di una conversione spirituale, culturale e anche strutturale, per far posto, il posto che è nel disegno di Dio, alle donne nella vita della Chiesa.

C’è anche la consapevolezza che non bisogna cedere alla tentazione di una riduzione funzionalista del ruolo della donna nella Chiesa, e cioè che non bisogna lasciarsi schiacciare su modelli di partecipazione alla vita e al governo ecclesiale che sono prevalsi finora, che hanno un imprinting più maschile, per non dire maschilista. Occorre trovare le strade giuste a tutti i livelli, ma prima di tutto si tratta di una conversione dello sguardo, di vedere il rapporto tra il maschile e il femminile secondo lo sguardo di Dio, lo sguardo di Gesù».

 

Tensioni / 1

Uno dei protagonisti dell’Assemblea sinodale di ottobre 2023, poiché ne sarà relatore generale, è il card. Jean-Claude Hollerich. Intervistato da Vatican News (30.12.2022), alla domanda specifica se il Sinodo saprà gestire le tensioni ha risposto:

«Camminare insieme, è una delle espressioni preferite dal papa. Camminiamo insieme, perché siamo una Chiesa, abbiamo lo stesso Signore, lo stesso Spirito Santo che ci spinge, ma non credo che tutte le tensioni possano essere appianate. Le tensioni ci sono e rimarranno. Ma come gestire queste tensioni? Vogliamo che queste tensioni ci separino o accettiamo che queste tensioni ci facciano riflettere e che, attraverso un vero dialogo, queste tensioni ci permettano di entrare in un processo di riflessione, di ascolto per arrivare a qualcosa di nuovo?

Nel documento preparatorio del Sinodo, abbiamo questa bella immagine di una tenda che deve essere allargata perché tutti possano trovare una casa. In questa tenda da allargare, ci sono tensioni. Ma senza tensione, la tenda cade, crolla. Quindi le tensioni sono necessarie. È un’immagine, un modo di vedere le tensioni, non come fattore di divisione, ma di progresso».

 

Tensioni / 2

Il 31 dicembre è deceduto il papa emerito Benedetto. Le affermazioni dell’ex segretario particolare mons. G. Ganswein, usate come blurbs per lanciare il suo libro di memorie (che esce a una settimana esatta dal funerale) hanno riacceso i termini del confronto tra «conservatori» e «progressisti». Puntuali paiono dunque le brevi risposte che il card. Walter Kasper (presidente emerito del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani) ha dato in proposito a Iacopo Scaramuzzi per La Repubblica (8.1.2023).

– Nella Chiesa cattolica c’è uno scontro tra conservatori e progressisti?

«È ovvio che c’è uno scontro tra due sensibilità diverse, i cosiddetti progressisti e i cosiddetti conservatori, ma abbiamo bisogno di continuare il dialogo tra posizioni differenti, perché questi scontri non fanno bene alla Chiesa».

– Il Sinodo globale indetto da Francesco può essere il luogo adatto?

«Il Sinodo è un modo per superare questi problemi: bisogna parlarsi, discutere dei problemi, e poi anche trovare dei compromessi. Ognuno ha la sua convinzione, ma si deve anche rispettare l’altro, dialogare: questo è quello che vuole il papa con questo processo sinodale».

– Non c’è un rischio di scisma, ad esempio negli Stati Uniti?

«Io non parlo di scisma, forse ci possono essere degli scismi di fatto, ma non bisogna esagerare la situazione. Solo se la comunione eucaristica è interrotta si può parlare di scisma reale, ma questo non è il caso adesso: ancora parliamo e celebriamo insieme l’eucaristia. C’è una diversità di opinioni che non è certo una novità nella storia della Chiesa. In ogni Chiesa possono esserci preoccupazioni diverse: negli Stati Uniti, in Germania, ma anche in Africa, in Asia… il problema di oggi è che c’è una pluri-culturalità della Chiesa e questo è molto difficile da coordinare e pacificare. Ma la pluralità non deve diventare uno scisma».

Maria Elisabetta Gandolfi

Maria Elisabetta Gandolfi

Caporedattrice Attualità per “Il Regno”

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