Domenica prossima, 22 gennaio, si celebra la quarta Domenica della parola di Dio, giornata istituita da papa Francesco il 30 settembre 2019. Il motto di questa edizione è ripreso dal Vangelo di Giovanni: «“Vi annunziamo ciò che abbiamo veduto” (1Gv 1,3)».
La Conferenza episcopale italiana per l’occasione ha preparato un sussidio con alcune proposte per la preghiera e la meditazione sul tema «Parola di Dio e missione». Frutto della collaborazione tra Uffici catechistico, liturgico, per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso, per i beni culturali ecclesiastici e per la cooperazione missionaria tra le Chiese, il sussidio si propone in quattro parti: animazione liturgica, testi biblici, documenti magisteriali, testi ecumenici, opere d’arte.
Le vie della Parola
Tra le Chiese locali, quella di Brescia ha posto la parola di Dio al centro dell’anno pastorale 2022-2023. S’intitola Le vie della Parola. Come la sacra Scrittura incontra la nostra vita la lettera pastorale del vescovo di Brescia, mons. Pierantonio Tremolada, pubblicata il 28 giugno. Essa apre un orizzonte già prefigurato lo scorso anno da Il tesoro della Parola, ponendo al centro della riflessione il linguaggio biblico, come luogo dell’identità profonda di ogni individuo.
Per far sì che la parola di Dio orienti e illumini non solo le vite dei singoli, ma anche, come la lettera auspica, quelle della comunità ecclesiale e pastorale, il vescovo suggerisce un metodo di lettura spirituale condivisa. Questo, puntualmente descritto, si articola in quattro momenti: la prima risonanza del testo biblico, la lettura attenta e guidata, la meditazione condivisa e la preghiera condivisa. Tali fasi, da apprendere con gradualità e costanza, si basano sulla lectio divina, opportunamente rivisitata per accostare le Scritture non soltanto entro il contesto monastico, ma da parte dell’intero popolo di Dio.
Pubblichiamo un estratto della prima parte (nn. 3-5), rinviando per la lettura completa a Il Regno – documenti di gennaio. (D. S.)
Fare nostro il tesoro della parola di Dio
«Abbiamo a disposizione un tesoro di vita e di amore che non può ingannare, il messaggio che non può manipolare né illudere. (…) È la verità che non passa di moda perché è in grado di penetrare là dove nient’altro può arrivare. La nostra tristezza infinita si cura solo con un infinito amore». Così scrive papa Francesco in Evangelii gaudium. Il tesoro di cui sta parlando è il Vangelo, quel Vangelo che – come dice il titolo stesso della sua esortazione apostolica – è in grado di dare gioia all’umanità di ogni tempo. Dove il Vangelo arriva, arriva la gioia: il racconto del libro degli Atti degli apostoli ce lo conferma in tutte le sue pagine. E come potrebbe essere diversamente, dal momento che si tratta di un lieto annuncio? È la risposta al pericolo della nostra società in questo momento. «Il grande rischio del mondo attuale – dice sempre papa Francesco –, con la sua molteplice e opprimente offerta di consumo, è una tristezza individualista che scaturisce dal cuore comodo e avaro, dalla ricerca malata di piaceri superficiali, dalla coscienza isolata». Potremo rimanere tranquillamente inerti di fronte a questo grande bisogno di gioia?
Il tesoro del Vangelo nelle Scritture
Il Vangelo è in realtà il vertice e insieme il compimento di una rivelazione che ha attraversato i secoli. È un tesoro carico di storia, preparato nel tempo. Eventi gioiosi e tragici si sono susseguiti e hanno manifestato la verità di Dio a favore dell’umanità. Una lunghissima corsa di anni, che va da Abramo a Cristo e che si iscrive nella cornice della stessa creazione. Di tutto questo parlano le Scritture. Esse ci consegnano il racconto di una storia visitata dalla grazia. Ne sono l’attestazione chiara. Leggere queste pagine e comprenderle consente di riconoscere il disegno della salvezza e di riviverlo nell’oggi. Da qui la venerazione per questi testi, la gratitudine per averli ricevuti in dono e la coscienza del loro valore. «[La Chiesa] – dichiara il concilio Vaticano II – ha sempre considerato e considera le divine Scritture come la regola suprema della propria fede. Esse infatti, ispirate come sono da Dio e redatte una volta per sempre, comunicano immutabilmente la parola di Dio stesso e fanno risuonare nelle parole dei profeti e degli apostoli la voce dello Spirito Santo».
Dalla coscienza del dono alla concreta esperienza dell’ascolto
Dalla coscienza del dono ricevuto nelle sacre Scritture è indispensabile passare alla concreta esperienza dell’ascolto. La prima lettera pastorale alla diocesi di Brescia del vescovo Luciano Monari, mio amato predecessore, fu dedicata proprio all’esperienza di ascolto della parola di Dio. Così egli spiegava la sua decisione: «C’è un motivo di fondo che giustifica la scelta ed è la convinzione che solo da un rapporto approfondito con la parola di Dio può venire un autentico rinnovamento della vita ecclesiale, della pastorale». Questa convinzione mi trova pienamente d’accordo. Sono anch’io del parere che la Chiesa di Brescia compirà un vero salto di qualità nel suo cammino di fede nella misura in cui tutti coloro che ne fanno parte apprenderanno sempre più «“la sublime scienza di Gesù Cristo” (Fil 3,8) con la frequente lettura delle divine Scritture». Un grande compito ci attende: imparare insieme a leggere la sacra Scrittura e a lasciarci ammaestrare dalla sua amabile rivelazione. Ma come fare? Come concretamente favorire un accostamento diretto e appassionato delle Scritture? La risposta che vorrei suggerire è la seguente: promuovendo e facendo crescere nella nostra Chiesa una lettura spirituale condivisa delle sacre Scritture. Questo è il punto che maggiormente mi sta a cuore e sul quale vorrei concentrare l’attenzione in questa mia lettera pastorale.
