Giovedì 2

• Il terzo giorno di papa Francesco nella Repubblica democratica del Congo prevede due incontri pubblici, con i giovani e i catechisti e con clero, seminaristi  e religiosi/e, e un incontro privato, con i confratelli gesuiti.

• Ai 65.000 giovani, nello Stadio dei Martiri di Kinshasa, papa Francesco rivolge un discorso molto coinvolgente, che culmina nell’appello a gridare: «Pas de corruption!». 

• Ai sacerdoti, diaconi, religiosi, religiose e seminaristi, con i quali prega nella cattedrale di Kinshasa, papa Francesco raccomanda di essere «docili al Dio della misericordia, mai spezzati dai venti delle divisioni».  

• Oggi è la Giornata mondiale della vita consacrata. All’inizio della messa celebrata a Roma nella basilica di Santa Maria Maggiore il card. João Braz de Aviz, prefetto del Dicastero competente, legge un breve messaggio di papa Francesco.

• Mentre papa Francesco è in Congo viene pubblicata sul Bollettino della Sala stampa della Santa Sede una sua nomina episcopale in Italia: a Trieste, al posto di Giampaolo Crepaldi, dimissionario per età dal 29 settembre 2022, chiama Enrico Trevisi. 59 anni, fa parte del clero di Cremona, dove dal 2016 era parroco dopo aver guidato per 12 anni il Seminario.

 

Venerdì 3

• Nel quarto giorno del suo viaggio in Africa papa Francesco, dopo aver parlato ai vescovi della Conferenza episcopale nazionale del Congo (CENCO), parte per il Sud Sudan, dove il calendario prevede il primo incontro pubblico: quello con le autorità.

• Ai vescovi congolesi papa Francesco rivolge un lungo discorso nel quale li incoraggia a «essere profeti di speranza per il popolo», denunciando la guerra, la corruzione, l’ingiustizia e l’affarismo e tenendosi a loro volta lontani dalla mondanità e dal carrierismo. 

• Quando parla alle autorità sud sudanesi (precedentemente incontrate in privato), alla società civile e al corpo diplomatico nel giardino del palazzo presidenziale di Juba, papa Francesco ha accanto l’arcivescovo di Canterbury Justin Welby e il moderatore dell’Assemblea generale della Chiesa di Scozia Iain Greenshields: sarà così fino alla fine di questo che è ufficialmente definito un «pellegrinaggio ecumenico di pace». Il discorso del papa è incentrato sul dovere che incombe sui governanti: «In nome di Dio, del Dio che insieme abbiamo pregato a Roma, del Dio mite e umile di cuore nel quale tanta gente di questo caro paese crede, è l’ora di dire basta, senza “se” e senza “ma”: basta sangue versato, basta conflitti, basta violenze e accuse reciproche su chi le commette, basta lasciare il popolo assetato di pace».

 

Sabato 4

• Nel calendario del secondo giorno di papa Francesco in Sud Sudan vi sono l’incontro con i vescovi e il clero, quello con gli sfollati interni e una preghiera ecumenica, oltre all’incontro privato con i gesuiti.

• Ai vescovi, sacerdoti, diaconi, consacrati, consacrate e seminaristi, nella cattedrale di Santa Teresa a Juba, papa Francesco chiede di stare vicino alla popolazione seguendo una via fatta di docilità, di intercessione e di preghiera. Al papa viene anche presentata la testimonianza di due suore sud sudanesi, Mary Daniel Abut e Regina Roba Luate, morte il 16 agosto 2021 nel corso di un agguato terroristico all’autobus su cui stavano viaggiando.

• Parla di «tragedia umanitaria» papa Francesco all’incontro con una rappresentanza degli «sfollati interni» del Sud Sudan, appellandosi sia alla comunità internazionale, sia alle risorse della popolazione, soprattutto di quella femminile: «Se riceveranno le giuste opportunità [le donne], attraverso la loro laboriosità e la loro attitudine a custodire la vita, avranno la capacità di cambiare il volto del Sud Sudan».

• Si svolge al Mausoleo John Garang la «Preghiera ecumenica» che rappresenta per certi aspetti il culmine di questo viaggio in Sud Sudan di papa Francesco. Prendendo la parola alla fine della celebrazione, il papa impernia la sua riflessione sul «pregare» come l’imprescindibile presupposto che consente di «operare» per la causa della pace e avere la forza di continuare a «camminare», in quanto credenti di diverse confessioni cristiane, come testimoni di riconciliazione.  

• Un videomessaggio di 5 minuti segna la partecipazione di papa Francesco alla IV Giornata internazionale della fratellanza umana e alla consegna del premio Zayed per la fratellanza umana 2023, che avviene oggi ad Abu Dhabi. È stato assegnato alla Comunità di Sant’Egidio e a Shamsa Abubakar Fadhil. 

 

Domenica 5

• La giornata che conclude il «pellegrinaggio ecumenico di pace» in Sud Sudan e l’intero viaggio in Africa di papa Francesco prevede, presso il Mausoleo John Garang, la messa. Durante l’omelia egli rinnova l’appello a deporre «le armi dell’odio e della vendetta» e promette di continuare ad accompagnare il processo di pace in Sud Sudan insieme al primate anglicano e al moderatore della Chiesa di Scozia.

• Papa Francesco non si sottrae, durante il volo di rientro a Roma, alla consueta conferenza stampa, anche qui avendo accanto a sé il leader anglicano Justin Welby e quello presbiteriano Iain Greenshields. Tuttavia le domande dei giornalisti presenti esorbitano presto dai temi del viaggio, andando a toccare anche questioni come la guerra in Ucraina, la criminalizzazione dell’omosessualità e le divisioni nella Chiesa dopo la morte di Benedetto XVI.

 

Lunedì 6

• Il primo segno di dolore per le vittime e di solidarietà ai superstiti del terremoto che ha colpito nella notte la Turchia e la Siria viene da papa Francesco attraverso il telegramma inviato dal card. Parolin ai due nunzi apostolici, Marek Solczyński (Turchia) e Mario Zenari (Siria), e attraverso un primo tweet sull’account @Pontifex (cui ne seguiranno altri due martedì 7 e mercoledì 8 febbraio).

 

Mercoledì 8

• Cade oggi la IX Giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la tratta di persone: questione che papa Francesco ha avuto a cuore sin dall’inizio del pontificato. I media vaticani diffondono un suo videomessaggio.

• Come consuetudine, all’Udienza generale immediatamente successiva a un viaggio internazionale il papa sospende il ciclo di catechesi in corso per «raccontare» ai fedeli presenti il viaggio stesso. Delle visite al «popolo congolese» e al «popolo sud sudanese» parla come di due «sogni», per poi ribadire che il Congo è insanguinato da «una guerra che non finisce mai perché c’è chi alimenta il fuoco», e che in Sud Sudan «è possibile e doveroso collaborare nella diversità, specialmente se si condivide la fede in Gesù Cristo».

• L’appello di papa Francesco al termine dei saluti ai pellegrini è per le popolazioni della Turchia e della Siria «duramente colpite dal terremoto», senza dimenticare «la sofferenza del popolo ucraino, così martoriato» (nel video dal minuto 61).

Mocellin

Guido Mocellin

Giornalista

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