Si parla in continuazione di unità dentro il Partito democratico. «Unanimismo sulla scena che non interessa a nessuno, e divisioni nel retroscena, l’unica che interessa a tutti». Perché si resta «uniti finché dura», ma poi alla fine ci scappa sempre «una bella scissione», come è avvenuto con Rutelli, D’Alema, Bersani e Renzi: «tutte persone di primo piano che avrebbero potuto alimentare la vita e un confronto comunque fecondo» e invece se ne sono andate per fondare un altro partito o un altro movimento. Basta così. Per Arturo Parisi, ex ministro alla Difesa e tra gli ideatori dell’Ulivo, alla nuova segretaria spetta la fatica di dare una risposta agli «elettori non dem che» partecipando alle primarie «hanno colto l’invito alla partecipazione per trasferire nel nuovo PD, garantito da Enrico Letta e Roberto Speranza, attese prima indirizzate ad altri partiti».
Dall’assemblea dem non ci si deve aspettare alcun «ticket» tra chi ha vinto e perso il 26 febbraio: «ha vinto Elly Schlein, governi Elly Schlein. Chi ha opinioni diverse le dica con rispetto piuttosto che tacere dietro un unanimismo di facciata con le valigie in mano». Ma proprio l’assemblea potrebbe decidere di affidare la presidenza a Stefano Bonaccini: «certo – spiega il professore in un’intervista all’Huffington post -, una cosa sono le funzioni di garanzia dell’unità del partito. Un’altra quelle di gestione. Ripeto: se l’alternativa tra Bonaccini e Schlein alludeva all’esistenza di due linee politiche distinte è questo il momento della distinzione».
Nell’intervista Arturo Parisi affronta, tra l’altro, il tema dei fuoriusciti dal PD perché preoccupati di un mutamento genetico del partito: «Questa è la democrazia. Questo un Partito Democratico. Anche chi non ha votato Schlein deve riconoscerne la novità, generazionale e politica. Totalmente estranea agli ex PCI ed ex DC, le tradizioni partitiche che si auto-attribuiscono in esclusiva la nascita del PD. All’incrocio tra i valori della cultura global inscritti nel suo cognome e nel suo cosmopolitismo e quelli politici del liberal socialismo ereditati dal suo grande nonno, Schlein può portare dentro il partito sapori e umori finora ai margini. È bene che li svolga in un contesto pluralista nel quale a tutti i fiori sia consentito di sbocciare e crescere, come si addice ad un partito grande non soltanto grosso. La costruzione di un partito è un fatto collettivo e di lunga lena».
