Afferma l’adagio che «ridendo e scherzando Bertoldo si confessa». Così è anche per il Sinodo e la sinodalità, dove grazie a un personaggio importuno e impertinente si possono raccontare cose che diversamente richiederebbero articolati e lunghi perché. E forse suggerire qualcosa ai «cantieri sinodali» italiani, ora che stanno trasmutando in «costellazioni» «(cf. Regno-doc. 11,2023,334). Di essi nei prossimi giorni dovrebbe apparire qualche notizia in più sul sito dedicato della CEI.

In questa prospettiva anticipiamo la recensione di Guido Mocellin al libro del vaticanista Fabio Colagrande, Le favolose avventure di Sinodino. Fantacronache degli agguati di un impertinente che vuole svegliare il Sinodo (Áncora, Milano 2023, pp. 160, € 16,00) che apparirà sul prossimo numero de Il Regno, nella sezione Attualità (M.E. G.).

In missione per conto di Dio

Tra gli effetti collaterali del cammino sinodale che la Chiesa sta percorrendo dal 2021 rientra anche l’invenzione di Sinodino. È un po’ Pierino (quello delle barzellette e di un vecchio carosello) e un po’ supereroe (direi Paperinik), un po’ Blues Brother (ripete di essere in missione per conto di Dio) e più di tutti l’anonimo bambino de I vestiti nuovi dell’imperatore di Andersen, citato in apertura.

La fervida creatività di Fabio Colagrande, giornalista dei media vaticani, ha affidato a questo «impertinente» il compito di «sorvegliare l’andamento del Sinodo sulla sinodalità», per verificare l’apertura della consultazione «a tutto il popolo di Dio», smascherare «le incrostazioni clericali» che inceppano le riforme ecclesiali, «sollecitare le gerarchie affinché favoriscano davvero» un ascolto «allargato e senza pregiudizi» (137).

Il metodo di Sinodino è quello di comparire e scomparire nelle sedi ecclesiali e tra la gente comune per lanciare ai presenti provocazioni verbali e lasciare messaggi-chiave. 

 

Con l’approvazione del papa

20 scene in tutto, nelle quali l’impostazione teatrale (l’autore è anche attore e regista) fa prevalere i dialoghi, serrati e divertenti. Come nel precedente Ricordati di sanificare le feste (cf. Regno-att. 6,2022,176; entrambi i libri sviluppano ipotesi nate sul blog Vino Nuovo) si ride per le invenzioni dei nomi dei personaggi e le parodie del linguaggio ecclesialese. 

Sinodino è, evidentemente, la coscienza critica di quanti si sono impegnati, ai più diversi livelli, nel cammino sinodale; e non è un caso se, verso la fine del libro, egli cerca il silenzio di un santuario e impara a pregare con l’esicasmo, prima d’introdursi con uno stratagemma a Santa Marta e ottenere l’esplicita approvazione dello stesso papa Francesco: «Continua a fare casino!» (152). Chi, come lui, ritiene che «il compito della Chiesa non è salvare il cristianesimo» ma «offrire a tutti la salvezza dell’incontro con Cristo» (135) si trova naturalmente a fraternizzare con la sua libertà di spirito e la sua evidente predilezione per gli altri «piccoli». Fino a chiedersi: e se fosse un angelo?

Mocellin

Guido Mocellin

Giornalista

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