Le fratture che il Sinodo mette in luce

Sul sito del quotidiano francese La Croix è uscito lo scorso 24 maggio un articolo di Jean-Louis Schlegel – filosofo e sociologo delle religioni, già direttore della rivista Esprit – relativo al Sinodo sulla sinodalità. Sullo sfondo del suo ragionamento, la preoccupazione che le fratture che questa ampia riflessione sta portando alla luce non finiscano per far implodere la Chiesa. Lo riproduciamo qui integralmente, in una nostra traduzione dal francese (M.E. G.). 

Rischio delusione

In molti si chiedono cosa uscirà dal Sinodo sulla sinodalità, la cui prima sessione si terrà a Roma in ottobre. Se se lo chiedono è perché hanno dei dubbi, nonostante i messaggi stimolanti lanciati dai leader nominati da papa Francesco, i cardinali Hollerich e Grech e suor Nathalie Becquart (cf. «L’indice del Sinodo» del 12 marzo 2023). Le ragioni di questa preoccupazione sono varie, e forse la prima è la delusione derivante dai sinodi precedenti.

Ma sentiamo anche voci episcopali che affermano che l’essenziale è l’evento in sé, più che i suoi risultati: nella sua preparazione e, speriamo, nel suo seguito, questo Sinodo senza precedenti avrà mobilitato e invitato a «camminare insieme» un gran numero di cattolici in tutto il mondo. Altri dicono di preferire una Chiesa che diventa sinodale per sempre, cioè in continuo movimento, piuttosto che riforme una tantum che rafforzino l’inerzia generale e vengano presto dimenticate. Tutto questo è vero, ma non è forse per prevenire la delusione che facciamo questi commenti inconcludenti?

 

Argomenti che fanno arrabbiare

Le aspettative sono ben note, grazie al feedback ricevuto dalle parrocchie, dalle comunità e dai gruppi che hanno risposto al Sinodo. Ovunque è stato espresso un desiderio di riforma, con un’insistenza che è allo stesso tempo comune e diversa da un continente all’altro. Non c’è bisogno di essere un genio per leggere le richieste e i desideri e vedere cosa può essere affrontato con calma e cosa causerà difficoltà nell’agenda del Sinodo.

Anche se le risposte non sono semplici, possiamo sempre citare l’esclusione di chi viene lasciato ai margini della Chiesa (omosessuali, divorziati risposati, giovani, donne, ecc.), l’accoglienza degli stranieri, il rilancio dell’opzione preferenziale per i poveri, il colonialismo economico, le nuove disuguaglianze causate dal cambiamento climatico, il divario tra la Chiesa gerarchica e la Chiesa sinodale o tra il centro romano e le sue periferie di ogni tipo, e naturalmente la portata e le conseguenze della secolarizzazione, che sta facendo sentire i suoi effetti ovunque.

Diverso sarà il discorso quando si tratterà di parlare del ruolo e dello status dei sacerdoti (il loro celibato obbligatorio) e delle donne nella Chiesa (la loro esclusione dal diaconato e dal sacerdozio), dell’esercizio del potere nella Chiesa e delle cause sistemiche degli abusi sessuali – con le loro conseguenze dottrinali e pastorali e la riparazione che è imperativa, se la Chiesa vuole riguadagnare credito. 

L’Assemblea plenaria dei vescovi francesi di Lourdes, a fine marzo 2023, è stata dedicata alle proposte dei gruppi di lavoro istituiti dopo il rapporto CIASE sugli abusi sessuali sui minori: se le reazioni più che caute dei vescovi francesi lasciano presagire ciò che accadrà a Roma, non possiamo essere ragionevolmente ottimisti.

 

Una buona Chiesa «protestante»

Il Cammino sinodale tedesco avrebbe potuto essere visto con interesse e benevolenza. Ma anche in questo caso l’opposizione molto rigida della curia romana a tutte le decisioni intellettualmente fondate dell’Assemblea sinodale tedesca (che comprende un numero uguale di chierici e laici) non fa ben sperare. Papa Francesco si è persino permesso di prenderla in giro dicendo che la Germania aveva un’ottima Chiesa protestante, e che non c’era bisogno di una seconda Chiesa… 

Tuttavia, per quanto ne so, questo percorso, direttamente motivato dalla vergogna e dal discredito derivanti dalle rivelazione sugli abusi, non ha mai messo in discussione il papa e l’obbedienza a lui dovuta.

 

L’ostacolo che preferiamo ignorare

Ma ammettiamolo: i timori che i cambiamenti ritenuti essenziali da chi ha partecipato alle assemblee preparatorie vadano delusi sono prematuri. Lasciamo che la discussione sinodale sulle proposte provenienti dalla base si svolga, senza pregiudicarne l’esito: chissà che i partecipanti non entrino in una dinamica di aggiornamento imprevista, come al concilio Vaticano II…

Tuttavia, sarebbe bene non nascondere sotto il tappeto una difficoltà formidabile, di cui la preparazione del Sinodo ha mostrato in modo caricaturale l’attualità e che, a mio avviso, viene velocemente trascurata: la conferma dello stato di frammentazione e persino d’implosione della Chiesa. 

Molti sacerdoti – cinghie di trasmissione ordinarie ed essenziali per le sue decisioni – si sono astenuti dal partecipare alla consultazione sinodale o non hanno fatto nulla per avviarla e rilanciarla. I contatti con i laici di età inferiore ai 40-45 anni sono stati scarsi o nulli, mentre i pochi giovani che si sono espressi hanno appoggiato soprattutto le opzioni più conservatrici. Inutile dire che sui social network e sui propri media l’area tradizionalista ha ampiamente diffuso la propria amarezza e il proprio rifiuto delle conclusioni, ai suoi occhi troppo progressiste, della consultazione di base.

 

Tradizionalisti e conciliari

Agli orecchi dei tradizionalisti la stessa parola «riforma» (delle strutture, del sistema) suona male: essi credono solo nella conversione personale, nella colpa individuale, nell’urgenza di pregare e adorare più intensamente, in una rinascita della pietà e dell’adorazione. Per molti di loro la buona notizia sarebbe dimenticare il concilio Vaticano II. E starebbero meglio se si parlasse meno di abusi nella Chiesa. Inoltre, hanno il vento in poppa quando si tratta di reclutare sacerdoti e giovani, a differenza dei loro avversari conciliari… che tuttavia hanno fornito il programma del Sinodo! 

È stato anche sottolineato che la consultazione francese non è sfuggita al carattere «elitario», criticato da papa Francesco, del processo sinodale tedesco. Hanno preso la parola durante le assemblee, i più impegnati nelle parrocchie, i meglio informati sulla Chiesa, i militanti, chi ha studiato teologia e frequentato corsi di formazione, chi segue i media cattolici… in altre parole (come ovunque) le classi medie e medio-alte motivate e colte, cioè le cosiddette generazioni «conciliari» della Chiesa cattolica, che non sono molto gradite ai tradizionalisti.

Ci troviamo quindi su due fronti contrapposti. La «Chiesa multipolare» (Nathalie Becquart), generazionale e fortemente divisa dal suo recente passato, può essere riconciliata e superata? È difficile immaginarlo, perché oggi abbiamo a che fare con concezioni molto diverse e parallele della Chiesa, della liturgia e del sacerdote, della fede e della morale, della vita cristiana nel mondo e, infine, del significato della religione e del «sacro». Non è appunto di questo che dovremmo parlare al Sinodo?

Jean-Louis Schlegel

Filosofo e sociologo delle religioni

2 pensieri riguardo “Le fratture che il Sinodo mette in luce

  • 19 Giugno 2023 in 18:06
    Permalink

    Non capisco perché si debba pensare che la verità debba stare solo da una parte… o si cambia tutto (rivoluzione) o si conserva tutto! Ma chi l’ha detto!
    A parte il grande problema degli abusi, a cui la chiesa deve trovare una soluzione convincente, mi chiedo perché non si possa parlare di novità nella continuità. È come per la vita… si cambia perché è naturale cambiare, ma non si butta il patrimonio che ci è stato consegnato, fatto di testimonianze ed esperienze. Sono le ns radici e solo se si è radicati si possono dare frutti nuovi! Qs vale anche per la vita di fede!

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  • 19 Giugno 2023 in 23:03
    Permalink

    Negli ultimi decenni molti vescovi, preti e anche laici hanno allontanato molte persone, perchè non erano conformi ad alcuni principi cattolici, ed ha tenuto dentro solo degli ultra. Ora gli ultra sono sempre meno e i giovani sono ancora meno per cui il dilemma della Chiesa attuale è quello o di chiudersi in esigue roccaforti con pochi preti e fedeli che difendono strenuamente alcuni principi e che sono in attesa che crolli la modernità e si ritorni all’età mitica del medioevo cristiano o di essere una Chiesa umile e aperta, accogliente, misericordiosa, inclusiva, superando dei muri tra chi è già in cammino e chi è ancora in ricerca. Sarà inevitabile che la Chiesa o saprà tenere realtà con sensibilità diverse o avrà uno scisma.

    Risposta

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