Approfondire l’Instrumentum laboris / 1

Questa che segue è la prima di alcune puntate dell’Indice del Sinodo che saranno dedicate alla struttura e ai temi dell’Instrumentum laboris del Sinodo dei vescovi 2023, reso noto il 20 giugno scorso.

Completo di FAQ e infografiche

Presentato lo scorso 20 giugno, l’Instrumentum laboris della XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi è il testo base 

per la discussione tra i partecipanti di cui dal 4 al 29 ottobre prossimo si svolgerà la «prima puntata» (la seconda nell’ottobre 2024) sul tema «Per una Chiesa s

inodale. Comunione, partecipazione, missione». Il testo sarà disponibile anche sul prossimo numero di RegnoDocumenti.

 

Numerosi sono gli strumenti che la Segreteria generale ha preparato per la fruizione del testo, che primariamente è rivolto ai partecipanti, quindi per lo più vescovi, ma – come è scritto nelle FAQ, esso è un «valido strumento anche per i singoli gruppi a livello diocesano e nazionale, affinché possano proseguire il loro cammino di riflessione e di discernimento su come camminiamo insieme come Chiesa; e realizzare iniziative ecclesiali».

Di particolare utilità alcune infografiche: qui ne richiamiamo una che fa comprendere la struttura del testo: una prima parte dedicata allo stile della Chiesa sinodale e una seconda che tratta dei tre temi che raccolgono tutto ciò che è emerso nella fase d’ascolto e nelle Assemblee continentali.

 

Una comunione che irradia

Il tema della «comunione che irradia» – il primo dei tre che prendiamo in considerazione – prevede 5 sotto-paragrafi che aprono un mare magnum per la discussione. E infatti sotto ciascuno di essi sono poste svariate domande.

Si punta innanzitutto (B 1.1) al servizio della carità, all’impegno per la cura della casa comune e a un’attenzione privilegiata per i poveri (in senso largo), i migranti, la pace e le situazioni d’ingiustizia.

La comunione che allarga i confini della tenda della Chiesa pone poi la questione delle diversità che al suo interno si vivono, pur nell’unico intento di «rinnovare la propria missione», tema che è stato sintetizzato con l’incontro tra due principi: «amore e verità» (B.1.2).

 

Possiamo convivere con il disaccordo?

L’elenco che poi segue delle possibili esclusioni che possono darsi quando la discussione si polarizza in uno solo dei due principi (o l’amore o la verità) dà l’idea di un altro possibile filone di dibattito: divorziati risposati, persone che vivono in matrimoni poligamici, persone LGBT+; persone discriminate anche nel popolo di Dio su base razziale, tribale, etnica ecc.; disabili, poveri, vittime «ferite da membri della Chiesa» perché hanno subito varie «forme di abuso».

In sintesi, come uno degli «spunti per la preghiera e la riflessione preparatoria» domanda direttamente: «Come possiamo diventare una Chiesa che non nasconde i conflitti e non ha paura di salvaguardare spazi per il disaccordo?». Il corsivo, mio, sottolinea la particolare delicatezza della questione, in questo tempo ecclesiale.

Al terzo punto (B.1.3) si parla dello «scambio di doni tra Chiese» che sono diverse e interconnesse, portatrici di storie lunghe e più recenti, provenienti da continenti ricchi e da quelli poveri. E subito dopo (B.1.4) viene posta la questione ecumenica, in quanto «il movimento ecumenico è un laboratorio di sinodalità», la cui metodologia potrebbe sicuramente essere d’ispirazione anche all’interno della Chiesa cattolica. Proprio anche a partire dalla domanda del punto precedente.

Solo una nota: forse manca – e nulla vieta che si possa rimediare – una riflessione sull’attuale panorama geo-politico in cui questo dialogo deve realizzarsi: pensiamo ai tanti movimenti migratori e alla scarsa integrazione, anche dal punto di vista religioso, dei gruppi anche cristiani che arrivano, ad esempio nel nostro paese; inoltre non si tocca la questione della guerra e della pace che oggi in Europa ci riguarda come cristiani particolarmente da vicino…

 

Uno strumento per arrivare preparati

Quinto (B.1.5) e ultimo punto di questa parte è quello del rapporto con le religioni e le culture che in società fortemente interconnesse, anche grazie alle tecnologie comunicative, rischiano di porre ogni argomento su un unico piano, livellandolo purtroppo verso il basso.

Infatti si parla di ambienti digitali e new media; colonialismo culturale ma anche religioso; conflitti religiosi e persecuzioni e… giovani (?), «non pochi dei quali si sentono esclusi dal linguaggio adottato negli ambienti ecclesiali».

Per questo ambito davvero sfidante e interessante è la domanda su «come promuovere la formazione al discernimento culturale» e la piccola questione relativa alla «società secolarizzata» che per alcuni «è una minaccia a cui bisogna opporsi», mentre per altri «un fatto da accettare»…

Fiumi d’inchiostro sono stati versati su questo e forse ne saranno versati ancora; i cosiddetti gruppi tradizionalisti hanno promesso battaglia. Ma l’Instrumentum laboris è qui proprio per dare la possibilità a tutti di arrivare al confronto avveduti e preparati.

Maria Elisabetta Gandolfi

Maria Elisabetta Gandolfi

Caporedattrice Attualità per “Il Regno”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Share via
Copy link
Powered by Social Snap