Dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, il 24 febbraio 2022, sono arrivati in Italia molti rifugiati: 174.000 secondo i dati del Ministero dell’interno, di cui quasi 50.000 bambini. «I fedeli, soprattutto quando vanno all’estero, non hanno la percezione chiara di quale sia la Chiesa a cui si rivolgono. Addirittura può capitare che i fedeli si confondano anche con la Chiesa greco-cattolica, perché celebra nello stesso modo, e pensino di essere in una Chiesa ortodossa».
È questa una delle affermazioni contenute nell’intervista che Daniela Sala ha fatto sull’ultimo numero de Il Regno ad Athenagoras Fasiolo, vescovo ortodosso e ausiliare della Sacra diocesi ortodossa d’Italia, che riflette sullo stato attuale dell’ortodossia, specialmente delle comunità che si trovano ora in Italia e che si sono rapidamente ingrossate con l’arrivo dei profughi ucraini dopo l’invasione russa del paese.
Più religiosi dei russi
Questo spostamento significativo, che spesso ha coinvolto comunità intere, riflette un cambiamento nell’ortodossia in terra ucraina, che è sempre stata molto legata al Patriarcato di Mosca. D’altra parte – afferma Fasiolo – gli ucraini «sono più religiosi dei russi, c’è sempre stato un maggiore coinvolgimento. Diciamo che le maggiori risorse – intendendo per risorse non solo quelle economiche – della Chiesa russa arrivavano dall’Ucraina, per cui si capisce che per la Chiesa ortodossa russa perdere l’Ucraina sia molto grave. Certamente in Russia negli ultimi 30 anni si è costruito tantissimo, ma, come mi ha detto una volta un vescovo della Chiesa russa, non di nazionalità russa, “abbiamo costruito tante chiese, ma ci siamo dimenticati di costruire i cristiani”».
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Maria Elisabetta Gandolfi
caporedattrice attualità per “Il Regno”
