La nuova lettera dell’ex superiore dell’artista sloveno in risposta al suo mancato ricorso contro la dimissione da gesuita.
Nessun ricorso
E così, a un mese dal decreto di dimissione di Marko Ivan Rupnik, il ricorso non c’è stato. Ovvero non c’è stato nessun tentativo da parte sua di rispondere alle accuse e di dire la sua versione dei fatti. Rimane un semplice prete.
A questo punto – dice oggi in una nuova lettera il suo ex superiore p. Verschueren – «non è di per sé competenza della Compagnia di Gesù, ma della Santa Sede» poter «avviare un processo», stanti anche i limiti delle attuali normative. Esse infatti prevedono – possiamo aggiungere noi – che solo in caso di coinvolgimento di minori si possa andare oltre la prescrizione.
Una domanda non accolta
Vi sono poi due notizie contenute in questa lettera ed entrambe fanno riferimento all’appassionata difesa dell’ex gesuita da parte della presidente del Centro Aletti Maria Campatelli, testo commentato sull’ultimo numero della rivista: la prima è la risposta di Verschueren al fatto che già in gennaio Rupnik aveva fatto domanda di poter uscire dai gesuiti.
Essa non era stata ignorata ma bensì non «accolta – scrive – in quanto la domanda non costituisce un «“ diritto” per lui, dato che i voti da lui emessi un giorno nella Compagnia di Gesù lo vincolavano a un impegno a vita di obbedienza e non c’è alcun obbligo da parte della congregazione religiosa di accogliere una richiesta simile. Il motivo per cui la Compagnia non ha voluto accogliere questa sua domanda nasceva dal desiderio di vincolarlo alle sue responsabilità di fronte a così numerose accuse, invitandolo a intraprendere un percorso di verità e di confronto con il male denunciato da tante persone che si sono sentite ferite».
Della vicenda non si verrà a capo
La seconda sta nel fatto che il Centro Aletti è lasciato al suo destino: «È fermo desiderio della Compagnia di Gesù prendere distanza anche giuridica dal Centro Aletti, uscendo formalmente dall’Associazione pubblica di fedeli che porta lo stesso nome e trovando il modo migliore di rescindere rapporti di partnership con il Centro. Stiamo cercando il modo migliore per poterlo fare, anche in collaborazione con il Vicariato di Roma, da cui dipende oggi il Centro Aletti. Si noti anche che non c’è più una comunità di gesuiti residenti al Centro Aletti».
Il testo chiude – così come apre – con un pensiero «a tutte e a tutti coloro che in qualsiasi maniera si sono sentiti e si sentono ferite e feriti da questo nostro un tempo confratello». Perché è molto probabile che – a meno di eclatanti nuovi fatti – della vicenda non si verrà a capo.
Una ricostruzione dei fatti da dicembre a oggi si trova qui e qui.

Maria Elisabetta Gandolfi
Caporedattrice Attualità per “Il Regno”