Sono iniziate le manovre preparatorie per la discussione sinodale. Non sempre con toni pacifici. Papa Francesco chiede aiuto ai giornalisti italiani per far sì che la comunicazione rispetti la «realtà» e tutta la complessità dell’evento sinodale che si aprirà il prossimo 4 ottobre.
Il ruolo del racconto
A poco più di un mese dall’apertura della prima delle due Assemblee sinodali sulla «sinodalità» (4-29 ottobre, cf. qui), dopo la presentazione il 20 giugno dell’Instrumentum laboris che ne accompagnerà lo svolgimento e la pubblicazione dell’elenco dei partecipanti, anche il papa torna sull’argomento, affrontandolo dal punto di vista, oggi cruciale, della comunicazione.
Sin dal Vaticano II il ruolo del racconto sull’evento ha avuto un peso importante e si è mescolato sempre più all’evento in sé, diventando un tutt’uno non sempre districabile; tuttavia oggi la comunicazione tramite social – tecnicamente è un fenomeno chiamato «disintermediazione» –, lo stile comunicativo stesso scelto dal pontefice hanno modificato il panorama ecclesiale, rendendolo più aperto e processuale ma più esposto alle logiche della comunicazione che non vogliono sentire ragioni diverse dalle proprie.
Le molte ermeneutiche
Si tratta anche di fare i conti con il tema dell’ermeneutica in un tempo di disordine comunicativo, in cui non solo vi sono «due ermeneutiche» (sul Concilio e su molto altro) ma queste si sono moltiplicate, diffuse, sminuzzate in tanti rivoli e mescolate alle ermeneutiche secolari, frutto di altre agende.
Consapevole quindi di questo e forse anche allarmato da quella parte di Chiesa che con grande disinvoltura compie vere e proprie campagne lobbystiche esterne al consueto circuito ecclesiale – basti pensare al volume con la prefazione del card. Burke The Synodal Process is a Pandora box, inviato a tutti i vescovi – papa Francesco il 26 agosto scorso ha colto l’occasione di un premio giornalistico italiano per prendere la parola in merito.
Che il pontefice avverta un’«urgenza» ne è spia– come da lui dichiarato – il fatto stesso che non abbia mai accettato premi, ma che, alla vigilia del Sinodo, abbia invece cambiato idea, accettando quello intitolato «È giornalismo» e istituito nel 1995 da note firme della stampa italiana come Enzo Biagi, Giorgio Bocca, Indro Montanelli e dall’imprenditore Giancarlo Aneri.
Il rischio della disinformazione
Nell’occasione ha formulato una «richiesta di aiuto» ai giornalisti, mirata all’evento che sta per aprirsi il 4 ottobre.
Il papa chiede che «si torni a coltivare sempre più il principio di realtà – la realtà è superiore all’idea, sempre –: la realtà dei fatti, il dinamismo dei fatti; che mai sono immobili e sempre si evolvono, verso il bene o verso il male, per non correre il rischio che la società dell’informazione si trasformi nella società della disinformazione», uno dei quattro «peccati del giornalismo», insieme a «calunnia», «diffamazione» e «coprofilia, cioè amore per lo scandalo».
Nel caso del Sinodo la realtà è fatta non solo dall’ascolto delle buone ragioni dell’altro, la cui fatica è emersa dai resoconti della fase d’ascolto, chiudendo subito la comunicazione sulle «contrapposizioni»; ma anche dal «discernere insieme, pregare insieme».
Il Sinodo è veramente importante
«Capisco benissimo – ha proseguito Francesco – che parlare di “Sinodo sulla sinodalità” può sembrare qualcosa di astruso, autoreferenziale, eccessivamente tecnico, poco interessante per il grande pubblico. Ma ciò che è accaduto nell’anno appena passato, che proseguirà con il momento assembleare del prossimo ottobre e poi con la seconda tappa del Sinodo 2024, è qualcosa di veramente importante per la Chiesa. È un cammino che ha incominciato san Paolo VI, alla fine del Concilio, quando ha creato la Segretaria del Sinodo dei vescovi, perché si era accorto che nella Chiesa occidentale la sinodalità era venuta meno, invece nella Chiesa orientale hanno questa dimensione. E questo cammino così, di tanti anni – 60 anni – sta dando un frutto grande».
Una richiesta e un’offerta d’aiuto
È una richiesta e un’offerta d’aiuto allo stesso tempo: la capacità di arrivare a un punto condiviso «è una grazia di cui abbiamo bisogno tutti… è qualcosa che la Chiesa oggi offre al mondo, un mondo tante volte così incapace di prendere decisioni, anche quando in gioco è la nostra stessa sopravvivenza. Stiamo cercando di imparare un modo nuovo di vivere le relazioni, ascoltandoci gli uni gli altri per ascoltare e seguire la voce dello Spirito. Abbiamo aperto le nostre porte, abbiamo offerto a tutti la possibilità di partecipare, abbiamo tenuto conto delle esigenze e dei suggerimenti di tutti. Vogliamo contribuire insieme a costruire la Chiesa dove tutti si sentano a casa, dove nessuno sia escluso».
Per questo il papa chiede ai giornalisti di «raccontare questo processo [sinodale] per ciò che realmente è, uscendo dalla logica degli slogan e di racconti preconfezionati. No, la realtà. Qualcuno diceva: “L’unica verità è la realtà”. Sì, la realtà. Ne trarremo tutti vantaggio e, ne sono certo, anche questo “è giornalismo”!».
Tra un mese si potrà vedere chi è disponibile a firmare questo patto.

Maria Elisabetta Gandolfi
Caporedattrice Attualità per “Il Regno”