«Sono passati 50 anni e ancora non abbiamo raggiunto la pace che è frutto della giustizia, giustizia che è stata scarsa e che, per questo, mantiene il paese pieno di ferite». In occasione del 50° del golpe militare che portò al potere Augusto Pinochet e pose fine al governo di Salvador Allende – era l’11 settembre 1973 – un gruppo di religiose di varie congregazioni, autodefinitesi «Religiose dotate di memoria», ha emesso un comunicato pubblico ritenendo di non poter tacere: «La nostra vocazione religiosa ci chiede di esprimere profeticamente il nostro sentire rispetto a questo momento della storia», nel convincimento che la memoria sia indispensabile «per ricostruire un paese su basi solide». In una nazione in cui sono ancora a piede libero molti di coloro che hanno torturato, fatto scomparire e ucciso, le religiose hanno lanciato un appello: «Senza giustizia è molto difficile ottenere la pace. Pertanto, insistiamo nell’invitare coloro che ancora hanno delle informazioni in merito alla fine dei detenuti desaparecidos a fornirle, consentendo così di conoscere la verità». Anche la magistratura è sollecitata a proseguire nel dovere di fare giustizia.

 

Una voce che è stata profetica

Un richiamo severo è rivolto pure alla Chiesa: «Con tristezza percepiamo che, come Chiesa cilena, ci siamo impoveriti nella nostra voce profetica, che fu vitale in quel momento. Pastori, consacrate e consacrati, laiche e laici, comunità cristiane che accompagnarono il popolo di Dio ai tempi della dittatura ci hanno lasciato una grande eredità di impegno, che non abbiamo saputo né voluto portare avanti». Il riferimento è all’esemplare ruolo che la Chiesa cattolica svolse, rispetto alle violazioni dei diritti umani compiute dal regime, sotto la guida illuminata del card. Raúl Silva Henríquez, arcivescovo di Santiago: prima attraverso il Comitato pro pace, che offrì aiuti alle vittime e favorì l’esilio dei ricercati, e successivamente con l’istituzione della Vicaría de la Solidaridad, creata da Paolo VI su richiesta del cardinale. 

 

I vescovi e la riconciliazione

Anche la Conferenza episcopale cilena è intervenuta il 27 luglio sul tema, invitando tutti «a un impegno più deciso a favore dell’unità, della pace e del bene comune». Per i vescovi, la memoria della dittatura chiama anzitutto al rispetto della vita umana. Riguardo la ferita aperta dei desaparecidos, implorano chi ha informazioni sulla loro fine di renderle pubbliche. Quanto alla vita civile, l’invito rivolto è di «custodire e perfezionare la democrazia come sistema politico» per il bene comune e di «costruire un sistema democratico efficace e trasparente, al servizio della giustizia e della verità». È inoltre importante salvaguardare «il dialogo e l’accordo sociale e politico», che costituiscono il fondamento «di un progetto comune di paese» ed evitare «imposizioni ideologiche e posizioni estreme e anche modelli di sviluppo generati con la forza o da maggioranze politiche occasionali». In una parola, urge «la riconciliazione».

 

Il Piano del governo

Dal canto suo, per il 50° anniversario del golpe, il 31 agosto – giornata internazionale delle vittime di sparizioni forzate – il governo di Gabriel Boric ha presentato il «Piano di ricerca, verità e giustizia», che si propone di realizzare tre obiettivi: chiarire le circostanze della scomparsa e/o del decesso delle vittime di sparizione forzata e il luogo in cui si trovano; garantire ai familiari e alla società civile l’accesso alle informazioni, consentendo la loro partecipazione alle ricerche; mettere in atto misure di riparazione e garanzie di non reiterazione di tali reati. Il Piano è previsto come strumento di politica pubblica, con un budget assegnato e una governance, così da perdurare sotto i prossimi governi. Durante gli anni della dittatura, sono scomparse almeno 3.200 persone, di cui 1.469 ancora da individuare. Tra queste ultime, 1.092 erano detenute.

Alla presentazione del Piano, pur essendo stati invitati i presidenti di tutti i partiti politici, non tutti vi hanno partecipato. Del resto, le formazioni di destra hanno anche risposto negativamente all’invito di Boric a firmare una dichiarazione congiunta di condanna del golpe. Il tempo della riconciliazione invocata dai vescovi appare ancora lontano.

Gabriella Zucchi

Giornalista

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