Il tema del «ridisegnare il nostro modo di esistere, come Chiesa, sul territorio», a fronte dei rapidi cambiamenti culturali, socioeconomici e persino antropologici che innumerevoli analisi evidenziano, accomuna tutte le diocesi italiane, ma anche quelle al di fuori dei confini del nostro paese.
Ed è un tema che l’arcivescovo di Torino, mons. Roberto Repole, di recente nomina e di «professione» teologo, ha messo come priorità della sua Chiesa di Torino e Susa per il prossimo futuro.
Poco dopo l’inizio del suo ministero episcopale, nel giugno 2022, aveva invitato le due diocesi a riflettere sulla «questione essenziale, per la nostra Chiesa, di ripensare il nostro modo di essere presenti ed esistere come comunità cristiana sul territorio» e sulla «necessità anche urgente di ridisegnare il nostro modo di esistere, come Chiesa, sul territorio, al fine di continuare qui e ora a essere ciò che dobbiamo essere e a offrire il Vangelo alle donne e agli uomini che incontriamo e lo desiderano».
Cambia la presenza sul territorio
A un anno di distanza, il 16 luglio, è stata pubblicata la Lettera pastorale sul futuro delle Chiese di Torino e di Susa, che annuncia «qualche passo concreto di cambiamento della nostra presenza sul territorio».
Uno degli aspetti interessanti riguarda il livello parrocchiale, dove s’introdurranno delle équipe-guida di comunità: «Un servizio indispensabile laddove ci siano piccole comunità in cui non è possibile la presenza costante del presbitero. Non si tratterà di un servizio svolto da un singolo, ma da un gruppo ministeriale composto da almeno tre persone, in modo che sia evidente che il servizio della presidenza è svolto sempre e solo dal prete».
La lettera è pubblicata sul numero di settembre di Il Regno – documenti.

Daniela Sala
Caporedattrice Documenti per “Il Regno”